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E' DELL'ITALIA IL RECORD DEL MONDO DELLA PRESSIONE FISCALE

I calcoli dell'Ufficio studi al convegno di Confcommercio nazionale: la pressione fiscale è al 53,2% del Pil. Il presidente Sangalli: "Giù le tasse, mortificazione della crescita"

martedì 29 luglio 2014
Fonte: Confcommercio Nazionale

E' dell'Italia il record mondiale della pressione fiscale effettiva. Secondo i calcoli dell'Ufficio studi Confcommercio, diffusi in occasione del convegno "Tagliamo le tasse non tassiamo la crescita. Indice di civiltà per un Paese moderno", la pressione è infatti pari al 53,2% del Pil, al netto dell' economia sommersa che è intorno al 17,3% del prodotto interno lordo. Si tratta di una percentuale che supera quella di tutti i maggiori Paesi nel mondo, superiore dunque anche a quella di Paesi che hanno notoriamente una forte pressione fiscale come Danimarca (51,3%) e Francia (49,5%).  A livelli molto più bassi si collocano la Gran Bretagna con il 40%, la Spagna 37,6%, l' Irlanda al 32,5%, il Canada al 31,2% e gli Usa al 27,7%, Paesi dove l'economia sommersa rtispetto al Pil ha un'incidenza di gran lunga inferiore rispetto a quella italiana. In Italia la pressione fiscale apparente, invece, è pari al 44,1% del Pil. Secondo il Rapporto "Fiscalità e crescita economica" dell'Ufficio Studi Confcommercio, a fronte di un auemento della pressione fiscale in Italia del 5% dal 2000 al 2013, il Pil procapite è sceso del 7%.  In Germania nello stesso periodo la pressione fiscale è diminuita del 6% mentre il Pil reale procapite è aumentato del 15%. In Svezia, paese fuori dall' Ue ad esempio, la pressione fiscale  nello stesso periodo è scesa del 14% e il Pil reale procapite è  aumentato del 21%. Tutti i dati nel sito di Confcommercio nazionale

 Sangalli: "giù le tasse, mortificazione della crescita"

"La stagione difficilissima, che speravamo si esaurisse nell'anno in corso, purtroppo prosegue e la ripresa è ancora fragile e incerta". In questo scenario i consumi "sono ancora desolatamente al palo: le famiglie continuano a rimandare gli acquisti a tempi migliori". E' un quadro a tinte inevitabilmente fosche quello delineato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nel suo intervento  al convegno "Tagliamo le tasse non tassiamo la crescita. Indice di civiltà per un Paese moderno", organizzato a Roma nella sede confederale. Come uscirne? Come liberare le risorse che servono per far ripartire l'economia? La ricetta di Confcommercio resta la stessa: "bisogna realizzare subito quella poderosa operazione che da tempo indichiamo: meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e più lavoro". Insomma, occorre "tagliare le tasse per favorire la crescita: è il passaggio ineludibile, la premessa a qualsiasi azione che possa ricostituire il potere di acquisto delle famiglie e che possa essere una concreta spinta alla domanda interna", ha scandito Sangalli. Al contrario, la pressione fiscale negli ultimi anni è cresciuta costantemente creando, a livello locale, veri e propri ingorghi fiscali come "il mix esplosivo Imu-Tasi-Tari che ha disorientato le famiglie e complicato la già difficile attività di gestione delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti". A questo proposito Sangalli ha lanciato un appello preventivo: se ci sarà una manovra correttiva ad ottobre "abbandoniamo l'idea di nuove tasse e di ulteriori eventuali prelievi: le tasse sono oggi la mortificazione della crescita. Le performance del 2014 sono compromesse: non distruggiamo le basi per la ripresa nel 2015". Bisogna invece "riqualificare e ridurre la spesa pubblica, recuperare gettito  e restituirlo ai contribuenti in regola  con la lotta all'evasione e all'elusione", "una vera e propria piaga sociale del nostro Paese che mina quel patto di cittadinanza tra Stato e cittadini e agisce contro la crescita e lo sviluppo". Sangalli ha invitato l'amministrazione finanziaria a procedere "con decisione in questa ‘mission', a condizione però che l'agibilità effettiva del contraddittorio sia sempre garantita e l'azione di controllo sia selettiva e mirata per non danneggiare l'attività stessa delle imprese, già appesantita dagli effetti drammatici e persistenti della recessione, e da una burocrazia barocca". Per quanto nella realtà non sia mai esistito un sistema fiscale perfetto, "quello che da troppo tempo ha preso forma in Italia – ha proseguito il presidente di Confcommercio - è inconcepibile, sembra fatto contro il contribuente. Un sistema fiscale per cui le tasse si pagano tre volte: prima come imposte, poi come burocrazia, infine come incertezza". E' indispensabile, quindi, che "il governo metta al primo posto della sua agenda quella che è una vera questione di civiltà: far pagare le tasse ai cittadini e alle imprese in modo giusto, equo e semplice". Sangalli ha quindi elencato le proposte di Confcommercio: revisione dell'attuale struttura dell'Irpef riducendo le aliquote di imposta per imprese e lavoratori; deducibilità totale dell'IMU sugli immobili delle imprese, come negozi e alberghi; esclusione degli immobili strumentali dalla Tasi; revisione della Tari, in base al principio del "chi inquina paga". "Abbassare le tasse è possibile, è utile, ed è una via praticabile perché in tutti i Paesi d'Europa in cui si sono tagliate le tasse è cresciuto il Pil. Allora il governo – ha concluso Sangalli - faccia in modo che la riforma fiscale proceda speditamente, varando al più presto i decreti attuativi e soprattutto, tutti i proventi derivanti dal taglio della spesa pubblica e dalla lotta all'evasione finiscano nel fondo taglia tasse".

 

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