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L'ILLEGALITA' "COSTA" ALLE IMPRESE OLTRE 26 MILIARDI

In occasione della giornata di mobilitazione nazionale "Legalita' mi piace", Confcommercio ha presentato una ricerca, in collaborazione con Gfk-Eurisko

mercoledì 26 novembre 2014
Un'immagine della giornata nazionale, con l'intervento del presidente Sangalli Un'immagine della giornata nazionale, con l'intervento del presidente Sangalli
Fonte: Confcommercio Nazionale

In occasione della giornata di mobilitazione nazionale "Legalita' mi piace", Confcommercio ha presentato una ricerca, effettuata in collaborazione con Gfk-Eurisko, sui fenomeni criminali e sull'impatto che hanno nella vita economica delle imprese. Nel 2014 le imprese commerciali, gli alberghi ed i pubblici esercizi hanno perso 26,5 miliardi di euro per illegalita' varie: abusivismo, contraffazione, taccheggio, criminalita'.  Fenomeni che comporatno anche una perdita di reddito per le imprese pari all'8,2%, con oltre 260 mila posti di lavoro regolari a rischio. Per ciò che riguarda la percezione del livello di sicurezza dall'inizio della crisi, per le attivita' commerciali e' peggiorata per il 47% degli imprenditori. Il dato e' piu' accentuato nelle grandi citta' del sud (58%) e in alcuni settori specifici come tabaccai, venditori su aree pubbliche e
benzinai. Per il 68% delle imprese, sono in crescita i furti e i crimini come abusivismo, contraffazione e rapine (in aumento per circa il 50/55% degli imprenditori). Piu' contenuta ma pur
sempre significativa (tra il 20 e il 30%) anche la crescita dei comportamenti criminali collegabili alla criminalita' organizzata come usura (30%), tangenti negli appalti (28%) ed estorsioni (22%). Per quel che riguarda il fenomeno dell'estorsione in particolare, undici imprenditori su 100
dichiarano di conoscere altre imprese che sono state oggetto di minacce e intimidazioni. Sia l'esperienza diretta, sia quella indiretta di criminalita', si accentua nel Sud e in particolare nei grandi centri. Nel 59% dei casi le minacce subite dagli imprenditori si limitano a pressioni psicologiche, la percentuale e' piu' accentuata quando le minacce e' portata dalla criminalita'
organizzata. Rilevante e' la quota di imprenditori minacciati che hanno subito danneggiamenti alle cose o addirittura violenza alle persone, il 35% e il 7% dei casi. Tre imprenditori su 100 cedono alla richiesta estorsiva, tale comportamento e' in significativo aumento rispetto al 2007 e si accentua nel Meridione, soprattutto nei grandi centri. La richiesta estorsiva viene prevalentemente soddisfatta con esborso di denato, nel 44% dei casi, e con consegna merce, nel 34% dei casi.

La situazione in Veneto

Se con la crisi calano le imprese, i consumi e l’occupazione, cresce  il senso di insicurezza dei cittadini e degli imprenditori veneti del terziario, come evidenziato nella conferenza stampa tenutasi a Mestre, con la presenza del senatore Felice Casson, la presidente della Provincia di Venezia Francesca Zaccariotto, il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon e il presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli. . L’indagine Confcommercio-Eurisko ci dice che oggi in Veneto, rispetto al 2008,  sono percepiti in aumento i furti (68%), l’abusivismo (55%), la contraffazione (52%), le rapine (50%), l’usura (30%), le tangenti negli appalti (28%), le estorsioni (22%). Furti, abusivismo e tangenti negli appalti sono percepiti in maniera più pesante a Venezia rispetto al resto della regione.
Le esperienze dirette di estorsioni in Veneto sono al di sotto della media nazionale (10% contro il 15%), mentre le intimidazioni vengono collegate alla delinquenza comune (49% contro una media nazionale del 40%) piuttosto che alla criminalità organizzata (‘solo’ il 6% rispetto al 25% del nazionale). Come elementi di insicurezza, oltre che di degrado, gli imprenditori veneti del settore pongono l’elevato numero di negozi sfitti (44%) e di edifici abbandonati (16% contro una media nazionale del 13%), la presenza di venditori abusivi (38% contro una media nazionale del 47%; a Venezia però si sale al 55%), presenza di nomadi (33% con Venezia al 40%, contro una media nazionale del 35%), e poi, a seguire, presenza di tossicodipendenti e spacciatori.

Sangalli: "Siamo il primo argine contro l'illegalità"

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha aperto la giornata di mobilitazione nazionale "Legalità mi piace". "Come Confcommercio - ha detto Sangalli - abbiamo deciso di ripetere l'esperienza di una giornata di mobilitazione nazionale dedicata alla legalità non solo, e non tanto, per il successo che questa giornata ha avuto lo scorso anno. Abbiamo deciso di ripetere l'esperienza perché questo è un tema su cui non bisogna mai abbassare la guardia. Non lo devono fare le imprese, le istituzioni e le rappresentanze di impresa che, come forma di aggregazione sul territorio e nelle categorie, hanno una responsabilità in più". "Siamo in un certo senso - ha proseguito Sangalli - il "primo argine" contro l'illegalità nell'economia: perché mettersi insieme significa sentirsi meno soli. Ecco: noi non molliamo la presa su questo tema perchè alla crisi economica, alla contrazione dei consumi e ai problemi occupazionali, si somma drammaticamente, anche il costo dell'illegalità e la concorrenza sleale di chi non rispetta le regole".

"E, a proposito di regole - ha osservato il è presidente di Confcommercio - credo che sia importante ripetere oggi una cosa che diciamo spesso: c'è bisogno di semplificazione. Ce n'è bisogno non solo per agevolare l'attività di chi produce ricchezza in questo Paese, ma anche perché nella complicazione, nella complessità spesso si annidano corruzione, illegalità, criminalità. E, più la crisi si protrae, più la forza di reagire si affievolisce da parte della singola impresa in regola.E noi non possiamo permettercelo, non solo moralmente, ma anche come sistema Paese. Sicurezza e legalità sono infatti prerequisiti di una democrazia compiuta, ma sono anche condizioni necessarie per un'economia sana e un mercato che funziona, che fa crescere il Paese". "Per questo noi diciamo alle nostre imprese che denunciare si deve, perché è un dovere giuridico e morale. Denunciare si può, perché non si è soli davanti alle sfide e alle minacce della criminalità. E denunciare conviene: perché sottrarsi alla morsa della criminalità significa costruire sviluppo per la propria azienda e per la collettività. Legalità significa sempre una simmetria tra diritti e doveri: il dovere di denunciare, ma anche il diritto di non sentirsi e di non essere lasciato solo. E, quindi, non c'è altra strada: bisogna lavorare insieme. Altrimenti, la criminalità sarà sempre più forte".

"A questo proposito, voglio citare il Protocollo Videoallarme antirapina firmato con il Ministero dell'Interno. Per quanto riguarda il  Protocollo quadro per la Legalità e la sicurezza delle imprese chiediamo di estendere il rating di legalità alle piccole imprese del terziario di mercato. Restano comunque troppi i furti e le rapine nei negozi. Restano comunque troppi i commercianti che, in queste rapine, muoiono. In tutti questi casi, noi chiediamo "tolleranza zero". "Gli imprenditori del commercio, del turismo, dei servizi alle imprese e alle persone, dei trasporti e della logistica, chiedono più presidio e controllo del territorio. Certezza della pena. Come diceva uno dei padri costituenti di questo Paese, Piero Calamandrei - ha concluso Sangalli - "non vi è legalità senza libertà". Giusto, giustissimo, ma è vero anche che "senza legalità non vi è libertà", neanche libertà economica".

I dati della ricerca nel sito nazionale di Confcommercio.

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