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IMPOSTE SUI CARBURANTI, L'ANOMALIA ITALIANA

La rilevazione di Figisc Confcommercio nazionale mette in evidenza il peso delle accise nel nostro Paese, rispetto al resto d'Europa

giovedì 21 aprile 2016

L’incidenza delle imposte sul prezzo finale dei carburanti ha assunto negli anni livelli altissimi, tanto che la battaglia per un ritorno alla normalità (o meglio per uscire da una situazione che i più giudicano assurda) è sempre al centro delle prese di posizione della Figisc-Confcommercio, la federazione dei benzinai. L'ultima rilevazione del “Meteo Carburanti” (riferita allo scorso 4 aprile) vede l’Italia al secondo posto per peso delle imposte, subito dopo l’Olanda. Su un prezzo della benzina rilevato in 1,413 euro al litro, il consumatore paga ben 0.992 euro di accise. Solo per il gasolio si scende al terzo posto (dietro a Regno Unito e Svezia), ma in ogni caso, sul prezzo al litro di 1,243 euro, le imposte ammontano a 0,842 euro. Insomma, basta un facile calcolo per capire quanto costerebbero i carburanti senza le imposte.
Nell’immagine a fondo pagina la situazione europea, nell’elaborazione di Figisc Anisa Confcommercio, che fa capire come il Vecchio Continente, anche sul fronte dei carburanti sia tutt’altro che unito. A rendere la situazione italiana ancor più anomala è che questa elevata tassazione sia maturata, nel tempo, per una “creatività fiscale” che non è mancata ai nostri legislatori. Basti pensare che ancor oggi, sui carburanti, paghiamo le accise per la guerra d’Etiopia del 1935, per la crisi di Suez del 1956, per la guerra del Libano del 1983 o, per passare alla lunga lista di eventi catastrofici, per il terremoto del Belice del 1968.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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