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POVERTA' E SPESE OBBLIGATE SCHIACCIANO I CONSUMI

Nel 2015 gli "assolutamente poveri" sono arrivati a 4,6 milioni (+177% sul 2006), mentre negli ultimi 20 anni i prezzi dei consumi obbligati sono raddoppiati

mercoledì 14 settembre 2016
Fonte: Confcommercio Nazionale

La crisi dei consumi non è solo un effetto della congiuntura, ma ha radici più profonde. Lo dimostra un'analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio su consumi, spese obbligate ed evoluzione della povertà, presentata nel corso di una conferenza stampa organizzata a Roma nella sede confederale. Negli ultimi venti anni, dice lo studio, è cambiata la struttura delle spasa degli italiani: quattro settori (alimentari, mobili, vestiario, trasporti) hanno perso complessivamente il 6,6% di spesa a beneficio soprattutto di spese per alimentazione  fuori casa (+2%) e spese obbligate (+5,6%). Ma soprattutto è emersa con forza una terziarizzazione dei consumi, con il sorpasso dei servizi sui beni (52,6% contro 47,4%).  Quanto ai consumi pro capite, al netto dei prezzi si registra una crescita eccezionale di elettronica di consumo e beni e servizi per le telecomunicazioni, spese che vanno forte quando il ciclo è positivo e che risentono meno delle altre delle congiunture negative. Anche in questo caso, ha sottolineato il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, si rileva una crescita dell'alimentazione fuori casa a scapito di quella in casa. Passando alle spese obbligate, la ricerca ha rilevato una crescita del 4,2% tra il 1995 e il 2016, mentre nello stesso lasso di tempo i beni commercializzabili hanno perso l' 8% e i servizi hanno guadagnato il 3,9%. Se si guarda ai prezzi, i beni commercializzabili sono cresciuti del 40% contro l'80% delle spese obbligate, con punte prossime al 100% nel caso delle spese per l'abitazione. Per quanto riguarda invece la povertà assoluta, i dati sono a dir poco allarmanti, tanto da far pensare alla necessità urgente di misure specifiche: nel 2015 ce ne si aspettava una riduzione vista la crescita dei consumi, ma così non è stato. Nel Mezzogiorno, in particolare, le famiglie povere sono raddoppiate rispetto al 2006, mentre gli assolutamente poveri sono arrivati a 4,6 milioni nel 2015, +177% sul 2006. Aumenta, in particolare, il numero di poveri che vivono in famiglie numerose, arrivati al 44% del totale dei poveri.

Sangalli: "servono misure di rilancio della domanda interna"

"E' l'ennesima conferma che la nostra economia sconta il peso crescente di molti difetti strutturali - burocrazia, legalità, logistica - e di una eccessiva pressione fiscale che, nonostante le politiche distensive del Governo, continua a frenare i consumi e gli investimenti. E di questo si sono accorte anche le famiglie la cui fiducia è in caduta libera.". Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, a margine della conferenza stampa di presentazione del documento dell'Ufficio Studi. "Se vogliamo trasformare la debole ripresa di oggi in una robusta e diffusa crescita per i prossimi anni, bisogna concentrarsi su misure che rilancino la domanda interna che, per consumi e investimenti, vale l'80% del Pil. Siamo, quindi, delusi del rinvio, speriamo momentaneo, del taglio dell'Irpef al 2018 perché di questa misura ne avrebbero beneficiato tutti i contribuenti in regola senza distinzione alcuna. Il governo faccia di tutto, quindi, per anticipare al 2017 il taglio delle tasse", ha concluso Sangalli.

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