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LA CRIMINALITÀ "COSTA" OLTRE 26 MILIARDI ALLE IMPRESE DEL COMMERCIO

Lo rileva la ricerca Confcommercio presentata con l'iniziativa "Legalità Mi Piace". A Roma anche i veritici di Confcommecio Veneto

martedì 22 novembre 2016

C’erano i vertici della Confcommercio Veneto al completo, martedì 22 novembre a Roma, a celebrare la giornata della legalità indetta dalla Confederazione su tutto il territorio nazionale.

La folta delegazione veneta, guidata dal presidente regionale Massimo Zanon, ha seguito i lavori della manifestazione, aperti dal presidente di Confcommercio Carlo Sangalli alla presenza del ministro dell’Interno Angelino Alfano.

“I dati diramati martedì 22 novembre disegnano un quadro di crescente violazione delle regole – dichiara Zanon -  contraffazione e abusivismo, nell’indagine di Confcommercio/Eurisko, sono in crescita soprattutto nel settore dell’abbigliamento. Più di un cittadino su 4 ha comprato nel 2016, almeno una volta, un prodotto contraffatto. Ma quel che più preoccupa è il ricorso al web (anche) per l’acquisto di farmaci e prodotti alimentari di dubbia provenienza”.

Anche Confcommercio Veneto è impegnata nella lotta alla contraffazione: partecipa al Tavolo regionale della moda portando nei teatri lo spettacolo di Tiziana Masi sulla contraffazione e promuovendo iniziative per la difesa del Made in Italy; i suoi panificatori si sono impegnati per ottenere una legge regionale sulla salvaguardia del pane di qualità anche attraverso il controllo delle materie prime; la Federazione Moda Italia ha messo in campo iniziative di sensibilizzazione culturale come la presentazione, a Padova, del libro di Antonio Selvatici sul Sistema Prato. E poi c’è l’attività di tutte le federazioni territoriali, dalla ‘denuncia’ del dilagare del China Ingross alla lotta all’abusivismo nel settore ricettivo con la sollecitazione di stretti controlli e adeguate misure fiscali delle quali si sta discutendo proprio in questi giorni a proposito della legge di Bilancio.

Sul fronte della sicurezza, il Veneto segue l’andamento del Nordest, con più di un imprenditore su quattro che percepisce un peggioramento nei livelli di sicurezza per la propria attività rispetto all’anno scorso. I fenomeni maggiormente percepiti in aumento sono: l’abusivismo (in crescita per il 51% delle imprese), i furti (per il 47%), la contraffazione  (per il 44%); seguono le rapine (37%).

Quattro imprenditori su cinque hanno adottato almeno una misura di sicurezza per proteggersi dalla criminalità. Le principali misure riguardano l’utilizzo di telecamere/impianti di allarme (52%), la stipula di un’assicurazione (34%), le denunce e la vigilanza privata (25%).

Sangalli: "bisogna spezzare la catena dell'illegalità"

"Su legalità e sicurezza non si può e non si deve mai abbassare la guardia". E' il motivo per il quale, nelle parole del presidente Carlo Sangalli, Confcommercio organizza ogni anno la Giornata di mobilitazione nazionale "Legalità, mi piace". Che, appunto, anche nel 2016 è stata organizzata a Roma presso la sede nazionale della Confederazione. "Legalità e sicurezza – ha proseguito Sangalli - sono prerequisiti di una democrazia compiuta. Se difettano, la crescita stenta e lo sviluppo si fa difficile". Tanto più in questo periodo storico, "perché quando l'economia sana è spossata dalla crisi, le risorse che le vengono sottratte dai fenomeni criminali appaiono ancora più determinanti".
Dopo aver ribadito che "per trasformare la debole ripresa di oggi in una crescita robusta e diffusa per i prossimi anni, bisogna concentrarsi sulla domanda interna" e aver dato atto al Governo di aver inserito nella legge di bilancio "misure apprezzabili", il presidente di Confcommercio ha proseguito evidenziando che "per tornare a crescere bisogna rimuovere i difetti strutturali della nostra economia", a partire appunto dal "deficit di legalità": "ci sono aree del nostro Paese – ha ricordato Sangalli - in cui fare impresa è un vero e proprio atto di coraggio che non dovrebbe essere richiesto in un Paese ‘normale'". E invece "per poterla dare per scontata, la legalità va  esercitata quotidianamente, va coltivata, va messa in pratica finché non diventa abitudine". Ecco perché "noi di Confcommercio da sempre incoraggiamo, affianchiamo e sosteniamo chi denuncia, convinti che denunciare si deve, si può e conviene", ha aggiunto Sangalli invitando a "spezzare la catena dell'illegalità".
Il presidente di Confcommercio ha concluso con un appello agli imprenditori: "non c'è mai un gesto troppo piccolo, non c'è mai una parola di denuncia insignificante, non c'è mai un buon motivo per tenere le mani in tasca. E soprattutto, quando non si è soli, tutto conta per spezzare l'illegalità. Non siete soli, noi ci siamo. Confcommercio c'è".

La criminalità "costa" oltre 26 miliardi alle imprese del commercio

Nel 2016 le imprese del commercio hanno perso 26,5 miliardi di euro a causa dei fenomeni legati alla criminalità. Tra abusivismo, contraffazione e taccheggio sono andati in fumo 20,8 miliardi di euro di fatturato, mentre i costi spesi per la difesa e le assicurazioni ammontano a 5,7 miliardi di euro.
I dati sono contenuti nell'indagine sui fenomeni criminali, realizzata da Confcommercio con Gfk Eurisko e presentata dal responsabile dell'Ufficio Studi confederale, Mariano Bella, in apertura della Giornata di mobilitazione nazionale "Legalità mi piace!" tenutasi a Roma presso la sede nazionale confederale. Dalla ricerca emerge anche che, sempre nel 2016, un imprenditore su dieci ha ricevuto minacce o intimidazioni con finalità estorsive, mentre un imprenditore su sette ha dichiarato di conoscere altre imprese che sono state oggetto di minacce (+2 punti percentuali rispetto al 2015). Considerando nell'insieme l'esperienza indiretta e diretta, la quota complessiva di imprese coinvolte (16%) non cambia rispetto al 2015. Nel Sud e nelle Isole tale percentuale sale al 38%. Le minacce subite consistono soprattutto in pressioni psicologiche per il 77% delle imprese e la percentuale di imprenditori minacciati che cede alla richiesta estorsiva è piuttosto elevata: 61%, con un'accentuazione al Sud. Per l'86% degli imprenditori, poi, le leggi che contrastano i fenomeni criminali sono inefficaci. Quasi tutte le imprese (89%) sono favorevoli all'inasprimento delle pene e l'85% ritiene che non si scontino realmente le pene per i reati commessi. Queste valutazioni negative sono più accentuate al Nord, in particolare al Nord Est, tra tabaccai e pubblici esercizi. A fonte di tutto ciò quattro imprenditori su cinque hanno adottato almeno una misura di sicurezza per proteggersi dalla criminalità.
Le principali misure riguardano l'utilizzo di telecamere/impianti di allarme (52%), la stipula di un'assicurazione (34%), le denunce e la vigilanza privata (25%), queste ultime entrambe in aumento rispetto al 2015. Fra le iniziative ritenute più efficaci per la sicurezza delle imprese si conferma la richiesta di certezza della pena che risulta comunque in aumento rispetto al 2015 (78% contro il 73%); mentre si riduce la domanda di maggiore protezione da parte delle forze dell'ordine (54% contro il 62% dell'anno scorso).

Contraffazione e abusivismo: in aumento il fenomeno e i rischi per la salute

Nel 2016 il 27% circa dei consumatori ha acquistato almeno una volta prodotti illegali o ha utilizzato servizi offerti da soggetti non autorizzati. Abbigliamento (+2,1%) e audiovisivi, videogiochi, musica (oltre il +2%) svettano su tutti, ma tra i settori più colpiti ci sono anche i gioielli e i generi alimentari. Cresce anche l'acquisto illegale sul web, dai farmaci all'elettronica. Il 72% circa dei consumatori pensa che acquistare prodotti illegali sia "normale" o "utile" per chi è in difficoltà. Lo sostengono in prevalenza uomini e giovani fra i 18 ed i 24 anni.
Nel 2016 la percentuale delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti che ritengono di essere state danneggiate "in generale" dall'azione della illegalità è cresciuta al 65,1% rispetto al 62,1% del 2015. La percezione è più forte tra le imprese del Mezzogiorno. Questi i principali risultati dell'indagine "Legalità, mi piace 2016" effettuata tra le imprese e i consumatori da Confcommercio-Imprese per l'Italia in collaborazione con Format Research nell'ambito della giornata sulla legalità del 22 novembre.

Il taccheggio nel commercio: peggiora l'impatto sui ricavi delle imprese

Nel 2016, il 68% delle imprese del commercio al dettaglio dichiara di aver subito episodi di taccheggio. E anche se il fenomeno è in leggera diminuzione (a dichiararlo sono il 6,1% delle imprese contro il 2,5% del 2015), aumenta del 10% l'incidenza negativa sui ricavi delle imprese (da 4,7% nel 2015 a 5,2% nel 2016); in aumento anche il numero di imprese che hanno adottato misure per difendersi dal fenomeno (dal 48,3% al 52,6%); quanto all'identikit del taccheggiatore, per il 52% degli imprenditori intervistati si tratta di una donna di età compresa tra i 35 e i 64 anni, spesso madre di famiglia, ma aumentano le segnalazioni di taccheggiatori extracomunitari (12,4% contro l'11,9%). Questi, in sintesi, i principali risultati dell'indagine "L'impatto del taccheggio sulle imprese del commercio" realizzata da Confcommercio-Imprese per l'Italia in collaborazione con Format Research nell'ambito della giornata nazionale "Legalità, mi piace!" del 22 novembre prossimo.

Con l'abusivismo 25 milioni di euro di pane illegale al mese

Il 13% degli italiani acquista pane venduto abusivamente da venditori posizionati lungo la strada su mezzi privati non a norma, nei casolari di campagna e in altre tipologie non specificate, che si traduce in un danno economico per la categoria pari a un valore di 25 milioni di euro al mese sottratti al circuito legale della distribuzione panaria. Oltre al settore della panificazione, tale drammatica situazione reca un grave danno anche ai consumatori che non hanno tracciabilità del prodotto che si accingono a consumare, all'erario, sfuggendo tali vendite alla regolare contribuzione tributaria, per non parlare dei problemi di salute pubblica posti dalla vendita abusiva del pane. Ad aggravare la questione vi è anche la parziale attenzione degli stessi consumatori nei confronti delle problematiche di salute derivanti dall'acquisto di pane da rivenditori non autorizzati, tenuto conto solo il 61,6% di essi si dice preoccupato da ciò, sebbene al Sud la percentuale arrivi all'80%.
Il presidente di Assipan-Confcommercio, Claudio Conti, rileva la necessità di "una chiara presa di posizione della categoria su tale tema, finalizzata a far destare maggiormente l'attenzione degli addetti ai controlli come le ASL, i NAS, la Polizia Urbana e gli altri soggetti preposti. E se ciò non bastasse, si potrebbe anche iniziare a immaginare una mobilitazione nazionale dei panificatori". 

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