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REGIONE E CATEGORIE, UNITE CONTRO LE APERTURE FESTIVE DEI NEGOZI

Un "tavolo etico", al quale ha partecipato anche Confcommercio Veneto, lancia l'appello ai parlamentari per modificare la norma

giovedì 26 gennaio 2017
Il "tavollo etico" convocato in Regione (Foto AVN) Il "tavollo etico" convocato in Regione (Foto AVN)

Una sollecitazione ai parlamentari veneti perché si adoperino per arrivare il più rapidamente possibile all’approvazione della proposta di legge, attualmente ferma in commissione al Senato in seconda lettura, sulla disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali e parallelamente la presentazione alla Conferenza Stato-Regioni di un analogo documento di condivisione della comune volontà di modificare la normativa in materia. Sono le linee d’azione emerse lo scorso 23 gennaio a Venezia in occasione della sfida “etica” lanciata dal tavolo regionale, aperto alle associazioni di categoria (tra le quali Confcommercio Veneto), alle parti sociali e con il coinvolgimento dei parlamentari veneti, per individuare strategie idonee a superare la delicata problematica della liberalizzazione degli orari di vendita e dei giorni di apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali, competenza di cui le Regioni sono state espropriate
La convocazione è partita dall’assessore regionale allo sviluppo economico e al commercio Roberto Marcato insieme all’assessore alle politiche sociali Manuela Lanzarin.
Durante l’incontro è stato ricordato che la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità delle disposizioni regionali che disciplinavano questa materia. Con l’entrata in vigore della normativa statale in materia di liberalizzazione delle attività economiche ed in particolare del decreto legge n. 201/2011, il cosiddetto “Decreto Salva Italia”, è stata imposta la liberalizzazione anche per quanto riguarda gli orari di vendita e i giorni di apertura domenicale e festiva degli esercizi commerciali. L’apertura anche in occasione delle recenti festività natalizie da parte di qualche centro commerciale ha nuovamente suscitato polemiche e prese di posizione.
“Abbiamo coinvolto i parlamentari – ha spiegato Marcato – perché il tema è di carattere nazionale e necessita di un intervento del Parlamento, in quanto il decreto ha tolto alle Regioni la potestà di normare questa materia”.
Se da un lato viene messo in discussione l’effettivo valore aggiunto delle liberalizzazioni sul tessuto economico veneto, dall’altro l’accento viene posto anche sull’aspetto etico-sociale della questione – ha fatto presente l’assessore Lanzarin -  in quanto va a incidere negativamente sulla qualità della vita delle famiglie. Rilievi a cui la grande distribuzione risponde con i dati sull’aumento del fatturato e dell’occupazione.
“L’obiettivo ottimale – ha fatto rilevare Marcato - sarebbe che le competenze tornassero alle Regioni, in modo da poter modulare sul territorio le aperture. Evidentemente questo richiede un cambiamento culturale e un’opera di sensibilizzazione da fare insieme. In attesa che ci siano le condizioni per questa inversione di tendenza, occorre utilizzare gli strumenti attualmente disponibili a livello nazionale per limitare le aperture e con il coinvolgimento dei parlamentari veneti di tutti gli schieramenti politici, perché di tratta di una battaglia trasversale, cercare di far arrivare in porto almeno la proposta di legge che è già in discussione ma che deve poter completare il suo iter”.
Tornando alla proposta di legge ferma in Commissione del Senato (dopo essere passata alla Camera), la norma imporrebbe ai negozi di chiudere in almeno 6 delle 12 feste comandate, cioè Natale, Santo Stefano,  Capodanno, Epifania, Pasqua, Pasquetta, 25 aprile, primo maggio, 2 giugno. Ferragosto, 8 dicembre e primo novembre Insomma, un punto di partenza, che almeno fissi il principio dell’obbligo di chiusura contro la totale liberalizzazione, anche perché, come ha dichiarato alla stampa Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Veneto, a margine dell’incontro: “Serve un tetto ai giorni festivi di lavoro, il nostro non è più il Paese dei balocchi”.

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