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I SACCHETTI BIO BIO MONOUSO E NUOVI SI POSSONO PORTARE DA CASA

Circolare del Ministero della Salute a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del 21 marzo

mercoledì 02 maggio 2018
UN INCONTRO SU POS E NUOVE SOLUZIONI DI PAGAMENTO UN INCONTRO SU POS E NUOVE SOLUZIONI DI PAGAMENTO

clienti dei supermarket possono portarsi da casa i sacchetti per l'ortofrutta e non sono obbligati a prendere quelli forniti a pagamento dal negozio. I  sacchetti dei consumatori devono però avere le stesse  caratteristiche di quelli dei supermarket: monouso, nuovi,  adatti per gli alimenti e compostabili (cioè biodegradabili in 3 mesi). Lo prevede una circolare del Ministero della Salute  diffusa a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del 21 marzo scorso che aveva dato l'ok ai sacchetti da casa.

Sulla circolare si legge che "deve  ammettersi la possibilità di utilizzare - in luogo delle borse ultraleggere messe a disposizione, a pagamento, nell'esercizio commerciale - contenitori alternativi alle buste in plastica,  comunque idonei a contenere alimenti quali frutta e verdura,  autonomamente reperiti dal consumatore". Quindi "non pare  possibile che gli operatori del settore alimentare possano  impedire o vietare tale facoltà di utilizzo". Tuttavia, prosegue il Ministero della Salute, "laddove il  consumatore non intenda acquistare il sacchetto ultraleggero commercializzato nell'esercizio commerciale per l'acquisto di  frutta e verdura sfusa, può utilizzare sacchetti autonomamente  reperiti solo se idonei a preservare l'integrità della merce e  rispondenti alle caratteristiche di legge". Quindi, "alla luce del parere del Consiglio di Stato deve  trattarsi di sacchetti monouso (quindi, non riutilizzabili), nuovi (quindi, non utilizzati in precedenza), integriacquistati al di fuori degli esercizi commerciali, conformi alla  normativa sui materiali a contatto con gli alimenti e aventi le  caratteristiche 'ambientali'" previste dalle legge 123/2017, che ha introdotto l'obbligo dei sacchetti compostabili a pagamento  per l'ortofrutta "Ciascun esercizio commerciale - conclude il Ministero - sarà  dunque tenuto alla verifica dell'idoneità e della conformità a  legge dei predetti sacchetti utilizzati dal consumatore",  potendo "vietare" i "sacchetti non conformi". Il Ministero della Salute vede "possibili criticità" legate alla "diversità di peso dei contenitori alternativi" rispetto alle buste dei supermarket. Le bilance delle casse "sono tarate in modo da sottrarre dal peso di frutta e verdura la tara del  sacchetto messo a disposizione del cliente (4-6 grammi circa).  L'uso dei 'contenitori alternativi' acquistati al di fuori degli  esercizi commerciali impedirebbe il calcolo corretto della  tara". Su questo "si reputa opportuno acquisire l'avviso del  Ministero dello Sviluppo economico".

Fida: "la soluzione prospettata dal Ministero è totalmente avulsa dalla realtà"

"La Federazione Italiana Dettaglianti dell'Alimentazione, che rappresenta non soltanto il piccolo dettaglio tradizionale, ma anche buona parte della distribuzione organizzata, non ha alcuna intenzione di rimanere passiva nei confronti della recente circolare del Ministero della Salute. Ci riferiamo ovviamente alla possibilità di permettere ai consumatori di portare da casa shopper biocompostabili per l'asporto di alimenti": interviene così il presidente Fida e vicepresidente Confcommercio, Donatella Prampolini Manzini, sulla circolare ministeriale del 30 aprile sui sacchetti per gli alimenti disponibili a libero servizio nei punti vendita. "La soluzione prospettata dal Ministero – continua Prampolini Manzini - è totalmente avulsa dalla realtà e non tiene minimamente conto delle dinamiche che avvengono all'interno di un esercizio commerciale". "Siccome chi ha scritto la circolare – spiega il presidente Fida - evidentemente non ha la minima idea di quello a cui ci riferiamo, vogliamo scriverlo in maniera semplice e chiara, con esempi concreti per rappresentare l'assurdità della proposta.

Primo: i sacchetti biocompostabili utilizzati dagli esercizi commerciali sono ceduti ai consumatori sottocosto nella quasi totalità dei casi. Non si capisce quindi dove sarebbe la convenienza dei consumatori, visto che la circolare stessa impone le stesse caratteristiche ai sacchetti portati da casa.

Secondo: la stragrande maggioranza dei negozi della media e grande distribuzione ha reparti ortofrutta self service; pertanto non c'è un operatore che potrebbe farsi carico di verificare l'idoneità dei sacchetti.

Terzo: anche nel caso in cui i sacchetti fossero idonei, bisognerebbe contraddistinguerli con un simbolo o un'etichetta; diversamente i cassieri, che mai sono le stesse persone che operano nel reparto ortofrutta, non saprebbero come fare a riconoscere i sacchetti portati da casa.

Quarto: nelle bilance è stato preimpostato il costo del sacchetto, per cui occorrerebbe stornare manualmente in cassa ogni sacchetto, sempre che si sia risolto il problema di riconoscerli.

Quinto: c'è il problema della tara, che è rinviato ad un altro Ministero, ma che non è risolvibile, perché, come detto prima, i reparti sono ormai quasi tutti a libero servizio, pertanto è improponibile dover mettere un addetto per assolvere a questo compito".

"Riteniamo – conclude Donatella Prampolini Manzini - di aver spiegato chiaramente i motivi per cui stavolta diciamo no! Noi non accettiamo questa risoluzione. Siamo disponibili ad un confronto immediato per trovare assieme una soluzione, che sia percorribile e che metta fine a questa continua agonia dei sacchetti, che ogni volta in cui si placa, viene rinfocolata da soluzioni che hanno il solo effetto di creare confusione. Restiamo quindi in attesa di convocazione a brevissimo giro, ribadendo che daremo indicazione ai nostri iscritti di non dare seguito alla circolare".

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