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CHIUSURA DEI NEGOZI LA DOMENICA: PER CONFCOMMERCIO SI PARTE DAL DIALOGO E CONFRONTO

Per la Confederazione è necessario trovare un nuovo punto di equilibrio tra esigenze dei consumatori, libertà d’impresa e tutela dei lavoratori

giovedì 13 settembre 2018

Si accende il dibattito sulle chiusure dei negozi la domenica. Il governo ha infatti manifestato la volontà di mettere mano al decreto “Salva Italia” che nel 2011 aveva consentito la completa liberalizzazione degli orari di apertura delle attività commerciali. La proposta avanzata dalla Lega prevede la chiusura domenicale di negozi e la possibilità di stabilire 8 aperture all’anno, anche con l’intesa delle Regioni.

Il vicepremier Cinquestelle Luigi di Maio parla, invece, di aperture a rotazione e un pacchetto di chiusure festive. Ma non sono le uniche proposte. In realtà ci sono cinque proposte diverse ferme in Parlamento. Ora bisognerà capire, come e se, si arriverà ad una definizione unitaria sulle modifiche da apportare alla normativa vigente. Di certo è che la materia è alquanto complessa e necessita, come ha precisato in questi giorni il presidente di Confcommercio, Caro Sangalli “di trovare un punto di equilibrio tra le esigenze dei consumatori, la libertà di scelta dell’impresa e la tutela della qualità della vita dei lavoratori del commercio”. In più c’è da affrontare il tema delle zone turistiche e delle città d’arte che hanno necessità diverse. Oggi in Italia il 50%  dei Comuni sono considerati tali e, in alcuni, tale caratteristica riguarda solo parte del loro territorio.  

Confcommercio, vede di buon occhio che  si sia avviato l'esame parlamentare dei disegni di legge in materia di regolazione delle aperture domenicali e festive degli esercizi commerciali; ora, però, auspica che ci sia una fase di dialogo e di ascolto per affrontare il tema nel merito, evitando gli errori del passato. "E' certo che la completa deregulation, disposta nel 2012 con il governo Monti, non ha generato particolari stimoli né ai consumi, né all'occupazione, né tanto meno ha prodotto maggiore concorrenza, visto il già elevato grado di liberalizzazione del settore – ha dichiarato Enrico Postacchini, membro di Giunta Confcommercio con delega alle politiche commerciali, sul tema delle aperture dei negozi -. “Bene, dunque, aver riaperto il dialogo su un tema fondamentale per le imprese del commercio e della distribuzione.

Nel merito, valuteremo quello che emergerà durante l'iter in Commissione delle varie proposte, ma occorre tenere insieme le esigenze di imprese, lavoratori e consumatori e soprattutto reintrodurre un quantitativo minimo di chiusure rispettando il calendario delle principali festività civili e religiose".

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Donatella Prampolini Manzini, presidente Fida, la Federazione Italiana Dettaglianti dell'Alimentazione di Confcommercio. “Ci fa piacere – dice  - che finalmente si riprenda a parlare della necessità di regolare le aperture festive degli esercizi commerciali. Come Federazione – spiega - ribadiamo che la totale deregolamentazione ci ha sempre trovati contrari perché non garantisce il mantenimento della pluralità commerciale creando di fatto una disparità a favore delle grandi superfici, che possono utilizzare la turnazione del personale, a scapito della piccola distribuzione che spesso e volentieri ha all'interno soltanto il titolare con la conseguenza di non potere garantire trecentosessantacinque giorni di apertura all'anno". "Proprio per questo abbiamo valutato attentamente tutte le proposte di legge formulate fin qui e ci sentiamo – sottolinea ancora Donatella Prampolini Manzini-  di evidenziare un problema che esse hanno in comune. Tutte, infatti, prevedono delle deroghe nei comuni turistici ai limiti di apertura proposti. Questo comporterebbe un’ inevitabile confusione e una concorrenza letale tra attività che risiedono anche a pochi chilometri di distanza".

"Rilanciamo pertanto l'idea – continua la presidente Fida - di un disegno di legge che preveda la totale chiusura degli esercizi commerciali nelle più importanti festività civili e religiose e che valga su tutto il territorio nazionale senza esenzioni. Riteniamo infatti che partire con una regolamentazione di minima che non crei problemi al mercato consenta poi di affrontare e risolvere adeguatamente il problema delle aperture domenicali e delle località turistiche. Diversamente finiremmo per creare un problema ancora più grande".

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