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PER LE FAMIGLIE SEMPRE PIÙ CONSUMI "OBBLIGATI"

Confcommercio nazionale ha presentato i risultati di un'analisi sull'incidenza delle spese obbligate sul potere di acquisto delle famiglie

lunedì 16 settembre 2013
Fonte: Confcommercio nazionale

Il direttore dell'Ufficio Studi Confcommercio, Mariano Bella, ha presentato  i risultati di un'analisi sull' l'incidenza delle spese obbligate sui consumi, sul potere di acquisto delle famiglie e sull'evoluzione dei prezzi.  "Gli indicatori congiunturali – ha detto Bella - evidenziano sul piano internazionale i primi deboli segnali di un miglioramento diffuso. Il Pil è cresciuto, nel secondo trimestre, dello 0,6% negli USA e in Giappone e dello 0,3% nell'eurozona, dopo sei trimestri di riduzione.

Permane una forte eterogeneità nei profili di ripresa. Germania e Regno Unito hanno mostrato una crescita dello 0,7% e la Francia dello 0,5%, mentre rimangono in recessione l'Italia (-0,3%) e la Spagna (-0,1%). All'interno dell'area la crescita più sostenuta ha interessato il Portogallo (+1,1% rispetto al trimestre precedente)".  Tuttavia, ha osservato il direttore dell'Ufficio Studi, "il commercio mondiale mantiene un'intonazione debole, con una crescita, secondo l'Ocse, del 3,6% nell'anno in corso e del 5,8% nel 2014, insufficienti a giustificare aspettative ottimistiche sulla ripresa vigorosa dell'export. Gli ordinativi dell'industria mostrano, da aprile, segnali di recupero che, tuttavia, non possono essere considerati una sicura indicazione di ripresa".

"Sul versante dei consumi, sia l'ICC sia le informazioni di fonte Nielsen indicano per i primi sette mesi del 2013 un peggioramento del tasso di variazione tendenziale rispetto al 2012. Si può affermare che, seppure la fiducia delle famiglie ha mostrato un miglioramento nei dati dall'estate 2013, i segnali di potenziale ripresa economica dal lato della produzione non hanno ancora influenzato positivamente le scelte di consumo degli italiani. Sembra però che il crollo dei consumi sia terminato". "Per il 2013 – ha sottolineato Bella - restano confermate le previsioni di Pil e consumi, rispettivamente a -1,7% e -2,4%. La prevista ulteriore e forte flessione dei consumi sconta la riduzione in quantità pari al 3,4% tendenziale certificata dall'Istat già nel primo trimestre del 2013 e incorpora anche l'ipotesi di una prolungata stasi del livello dei consumi fino al secondo trimestre del 2014. Anche per l'anno in corso, quindi, si avrà un'ulteriore riduzione dei livelli occupazionali (-0,7%, cioè oltre 146mila posti di lavoro persi) per il perdurare della frenata produttiva in un contesto, tuttavia, di stabilità dei prezzi, con l'inflazione sotto controllo e ben al di sotto del 2%".

Secondo Bella, "il 2014 sarà caratterizzato da una modestissima ripresa (+0,5% in termini di Pil reale), guidata dalla timida inversione di tendenza degli investimenti (+0,9%) e dall'andamento della domanda estera netta moderatamente positivo. I consumi delle famiglie evidenzieranno per il terzo anno consecutivo una flessione, anche se di modesta entità. Di questo modesto recupero produttivo beneficerà anche l'occupazione, con un incremento di circa 31mila unità (cioè lo 0,1%) rispetto al 2013". Dopo aver fatto il quadro macroeconomico, Bella ha analizzato quello che è la composizione dei consumi nella tradizionale distinzione tra spese obbligate e spese commercializzabili, "che gioca un ruolo fondamentale sia nel definire il quadro di benessere/difficoltà di cui godono le famiglie sia nel delineare gli scenari di sviluppo della spesa". "Tra il 1992 e il 2012 la parte di consumi che le famiglie destinano a beni e servizi obbligati (inclusi gli affitti imputati, cioè la spesa teorica per l'abitazione attribuita alle famiglie che vivono in case di proprietà) è costantemente aumentata, passando dal 32,3% del 1992 al 40,5% del 2012. Particolarmente significativa è risultata la riduzione di quella parte della spesa che le famiglie orientano all'acquisto di beni commercializzabili, passata dal 51,4% del 1992 al 39,8% del 2012.

Le stime per il 2013 confermano, accentuandola, la dinamica di lungo periodo, portando le spese incomprimibili a raggiungere il 40,6% della spesa complessiva sostenuta dalle famiglie. Un elevato contributo all'aumento dell'incidenza delle spese incomprimibili è derivato dall'abitazione (che comprende anche l'energia). La quota di consumi che le famiglie destinano alla casa è passato in poco più di 20 anni dal 17,1% al 23,7%. All'interno delle spese destinate a beni e servizi commercializzabili si segnala il progressivo ridimensionamento della spesa per alimentari e bevande, fenomeno che ha caratterizzato anche altri segmenti di consumo considerati "maturi" quali l'abbigliamento e le calzature, i mobili, e l'acquisto di autovetture. Nel 2013 la spesa pro capite in valore per le spese obbligate sarà di oltre 6.500 euro a fronte dei 2.700 euro che si spendevano nel 1992".

L'intervento del presidente nazionale Confcommercio Carlo Sangalli

 Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, è intervenuto alla presentazione dell'indagine su spese obbligate e consumi delle famiglie.  "Anche se alcuni importanti indicatori – come la produzione industriale, l'export, la fiducia di famiglie e imprese – cominciano a dare segnali di risveglio, purtroppo ancora non si registrano effetti di "contaminazione" sull'economia reale che anche quest'anno chiuderà con un altro segno meno.Confermiamo dunque le nostre stime di marzo: Pil a -1,7% e consumi a -2,4% per l'anno in corso. Insomma, non stiamo risalendo la china. In questa situazione è evidente, quindi, che la politica deve abbandonare il confronto muscolare e ritrovare subito il filo del dialogo per avviare al più presto una nuova stagione di riforme per rispondere alle emergenze economiche del Paese".

"Bisogna, dunque, evitare in tutti i modi - ha osservato Sangalli - una crisi di governo, perché il prezzo per imprese e famiglie, già stremate da una crisi senza precedenti,  sarebbe veramente insostenibile. Chiediamo, quindi, al Governo di convocarci al più presto per definire un percorso rapido e certo di priorità, a cominciare dalla riforma fiscale, per ridurre le tasse e semplificare un barocco sistema di adempimenti".

"Ma, per agganciare la ripresa e renderla più robusta in termini di maggior crescita e nuova occupazione, bisogna far ripartire la domanda interna che, per consumi e investimenti, rappresenta l'80% del Pil. E il reddito pro-capite, 17.300 euro, è fermo al 1986. E' evidente, dunque,  che le famiglie patiscono da troppo tempo un'insopportabile crisi dei redditi – complice il continuo aumento della pressione fiscale – che riduce drasticamente le opportunità di consumo. "Per questo - ha aggiunto Sangalli - la prima cosa che il Governo deve fare è scongiurare definitivamente il previsto aumento dell'Iva dal 1° ottobre dal 21 al 22%. Un'eventualità che sarebbe davvero esiziale per famiglie e imprese già stremate da una crisi senza precedenti." "Negli ultimi venti anni, la quota di spesa delle famiglie destinata ai consumi obbligati è cresciuta di oltre 8 punti percentuali a scapito dei consumi liberi. I prezzi di queste voci fisse di spesa sono costantemente cresciuti ad un tasso superiore di quasi il 70% rispetto ai prezzi dei consumi commercializzabili. Ciò accade perchè le spese obbligate - energia, assicurazioni, servizi pubblici locali – riguardano settori non ancora del tutto liberalizzati. E' evidente, dunque, che un regime di maggiore concorrenzialità in questi settori contribuirebbe a ridurre i prezzi rendendo così disponibili maggiori risorse per i consumi delle famiglie. Infine, sui prezzi finali delle spese obbligate incide molto il ruolo del fisco, centrale e locale, che contribuisce a determinare un costoso scarto inflazionistico rispetto ai beni che passano dalla distribuzione commerciale".


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