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"NUOVA PROPOSTA DI LEGGE SULL'AGRITURISMO: COSI' SI VANIFICANO I CONTROLLI"

Ernesto Boschiero, direttore Confcommercio Vicenza, interviene sulle modifiche proposte dalla Commissione consiliare regionale

giovedì 05 dicembre 2013
Ernesto Boschiero, direttore Confcommercio Vicenza Ernesto Boschiero, direttore Confcommercio Vicenza

“Se già con la precedente legge regionale era difficile verificare il regolare rispetto delle norme da parte degli agriturismi, con le modifiche che si intendono apportare, i controlli diventeranno quasi impossibili”. Esordisce così Ernesto Boschiero, direttore della Confcommercio di Vicenza , dopo aver letto le decisioni prese ieri dalla Commissione consiliare agricoltura, che ha dato via libera al progetto di legge sulla semplificazione delle procedure, per  rendere  più flessibile l’attività di accoglienza e ristorazione degli agriturismi e delle attività di pescaturismo e ittiturismo. Tali modifiche dovranno passare ora all’esame del Consiglio regionale, ma Confcommercio promette  fin d’ora battaglia, auspicando ulteriori modifiche.
“Pensare di basare i controlli non più sul numero dei posti e di giornate di apertura, ma sul numero dei pasti erogati, ovvero in base a quanto è stato dichiarato nel piano agrituristico aziendale, è una cosa assurda – spiega Boschiero -,  che non darà mai nessun contributo positivo al rispetto delle regole. L’Autorità preposta ai controlli dovrebbe infatti avere riscontri del numero di pasti erogati solo attraverso i documenti, e quali? Gli scontrini fiscali, che sotto i 7mila euro di giro d’affari gli imprenditori agricoli non sono nemmeno tenuti ad emettere? Dall’autorizzazione sanitaria, peraltro abrogata e sostituita dalla registrazione Scia, che in questo caso vuol dire autocertificare  i posti a sedere disponibili? Ripeto, è inverosimile che tutto ciò possa contingentare l’attività di un agriturismo, ma porterà però questo tipo di strutture a svolgere la stessa attività dei ristoranti tradizionali, ma con regole molto più elastiche sul piano normativo e fiscale,  amplificando la concorrenza sleale”
Un ristoratore versa infatti le imposte sui propri ricavi, documentati, dichiarati o calcolati con gli studi di settore, mentre chi ha un agriturismo è considerato imprenditore agricolo, e come tale va applicato un regime forfetario di calcolo delle imposte. Il titolare di un ristorante paga l’Irpef secondo le normali aliquote, in base al reddito percepito; l’imprenditore agricolo invece la paga solo sul 25% del reddito. In quanto all’Iva, mentre il ristoratore la versa normalmente, come qualsiasi altra impresa, per l’agriturismo l’Iva dovuta è pari al 50% di quella relativa alle operazioni imponibili.
“Consideriamo quindi alcune delle modifiche proposte ieri dalla commissione Agricoltura inaccettabili – conclude il direttore della Confcommercio di Vicenza  – e ci batteremo per togliere le iniquità che si vogliono introdurre, e che colpiscono chi fa ristorazione tradizionale e lo stesso  consumatore finale. Riguardo a quest’ultimo aspetto, infatti,  il consumatore o il turista dovrebbero essere più tutelati dalla nuova legge regionale. Dovrebbe essere garantito loro, attraverso regole chiare, che quando si va a scegliere di mangiare in un agriturismo,  si consuma cibo prodotto in loco, di stagione, inerente per tipologia e quantità alla produzione del fondo agricolo stesso. Invece, sappiamo tutti che non sempre è così. Per questo chiediamo una regolamentazione chiara, che non vanifichi le distanze tra agriturismo e ristorante, che non crei concorrenza sleale tra le due diverse tipologie di attività, che non inganni il consumatore o il turista,   a danno anche dell’immagine che diamo ai forestieri della nostra Regione”. 

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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