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SANGALLI: "SERVE LA CRESCITA, GIÙ TASSE E SPESA PUBBLICA"

Lo ha ribadito, al Forum di Cernobbio, il presidente nazionale di Confcommercio. Presentata anche una ricerca sull'aumento della pressione fiscale dal 2008 al 2013

lunedì 24 marzo 2014
Il presidente Sangalli e il direttore generale Rivolta intervistati al Forum Confcommercio Il presidente Sangalli e il direttore generale Rivolta intervistati al Forum Confcommercio
Fonte: Confcommercio Nazionale

"Nonostante le prime misure annunciate dal Governo nei giorni scorsi vadano nella giusta direzione, non c'è spazio per il facile ottimismo: sarà un anno di convalescenza". Alla quindicesima edizione del Forum Confcommercio di Cernobbio, il presidente Carlo Sangalli ha parlato di "prospettive non certo favorevoli per le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti", anche se "qualora venissero confermati tutti i provvedimenti del Governo, Pil e consumi potrebbero anche crescere significativamente". Ma, ha sottolineato, "se la crisi ha lasciato una lezione è che dobbiamo affrontare strutturalmente il problema della bassa crescita nel nostro Paese". Le priorità indicate da Confcommercio restano il taglio della spesa pubblica improduttiva e la riduzione del carico fiscale, "due leve che vanno azionate assieme per la crescita e l'occupazione". Quanto alla prima, Sangalli ha affermato che "ci sono ampi spazi d'azione", ma che occorre fare "buoni tagli, non lineari, con il bisturi e non con l'accetta, a partire dall'inutile complessità delle procedure burocratiche".

Per il presidente di Confcommercio, infatti, esiste una consistente parte di spesa pubblica (tra gli 80 e i 100 miliardi) "aggredibile e che può generare, in un lasso di tempo ragionevole, risparmi sufficienti per ridurre le tasse". A quest'ultimo proposito, Sangalli ha rimarcato l'apprezzamento per le prime misure annunciate dal premier Renzi ("sono azioni coraggiose, dove senza pregiudizi si rende più agibile il mercato del lavoro, togliendo ostacoli dannosi sui contratti a tempo determinato e migliorando la fruibilità di un importante strumento come l'apprendistato") e per le misure a sostegno delle famiglie meno abbienti attraverso l'incremento delle detrazioni Irpef, che daranno un po' di ossigeno anche ai consumi. Ma Confcommercio chiede "un'altra spinta nella direzione intrapresa: estendere i benefici della detassazione al popolo delle partite Iva, ai lavoratori indipendenti e agli autonomi, che resistono sul mercato e meritano rispetto e riconoscenza per come stanno affrontando questa crisi. Non sono accettabili discriminazioni basate sul pregiudizio che tutti i lavoratori autonomi e gli indipendenti siano evasori. Con tagli alla spesa improduttiva e recupero di risorse derivanti dalla lotta all'evasione e all'elusione fiscale – ha concluso Sangalli - si possono aiutare tutti i contribuenti in regola riducendo sul medio-lungo periodo la pressione fiscale complessiva senza mettere a rischio i conti pubblici e i vincoli imposti dall'Europa". In ogni modo, ha concluso Sangalli, "siamo pronti a concorrere con il confronto e con il dialogo ad accompagnare questo processo riformatore".

Al Forum di Cernobbio Confcommercio ha presentato anche un'analisi sull'andamento della pressione fiscale dall'inizio della crisi ad oggi. Tra il 2008 e il 2013 il livello di imposizione fiscale sulle famiglie italiane è aumentato del 10% e ogni famiglia ha subito un aumento medio annuo dell'1,6% delle imposte, ovvero più del triplo di quanto sarebbe stato necessario per non peggiorare ulteriormente gli andamenti negativi del ciclo economico (lo 0,4% annuo).  E' questo, probabilmente, il dato che maggiormente salta agli occhi esaminando l'analisi Confcommercio-CER sull'andamento della pressione fiscale in Italia dall'inizio della crisi ad oggi, presentata nell'ambito del quindicesimo Forum Confcommercio. Sempre parlando di famiglie, lo studio sottolinea che hanno subito, in media, un prelievo aggiuntivo annuo di 10 miliardi, ai quali se ne devono aggiungere altri 11 di perdita di potere di acquisto a causa dell'incremento dell'inflazione determinato dall'aumento delle imposte indirette. Tra il 2008 e il 2013, insmma, le risorse a loro disposizione si sono ridotte, complessivamente, di oltre 70 miliardi. Dallo studio emerge anche che le manovre correttive di finanza pubblica adottate nel periodo in esame hanno determinato un aggravio di imposta per il sistema economico italiano di oltre 56 miliardi: in pratica, più la nostra economia entrava in crisi, più si è fatto ricorso alla leva fiscale. Scendendo a livello locale, si può notare che il fisco ha usato al massimo livello la leva delle addizionali e ha tassato di più i territori meno sviluppati: tra il 2008 e il 2012 il prelievo locale è aumentato del 5,6%, più di quanto avvenuto a livello centrale (+3,8%), mentre rispetto al 1990 il peso del fisco locale in percentuale del Pil si è più che triplicato, passando dal 2,1% al 7%. Si tratta di una tendenza che, in prospettiva, è destinata ad acuirsi visto che molti Comuni dovranno aumentare ulteriormente le tasse per trovare i 2,2 miliardi circa  necessari a far tornare i conti nel passaggio dall'IMU alla TASI.

Tutte le altre notizie sul Forum di Cernobbio nel sito di Confcommercio nazionale.

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