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PENSIONI: MAGRI GLI AUMENTI PREVISTI PER IL 2015

Quest'anno i pensionati devono accontentarsi di un incremento irrisorio di appena lo 0,30%, come perequazione del loro trattamento di pensione

giovedì 08 gennaio 2015
Fonte: 50&PIU' nazionale

In questo lungo periodo di recessione la “deflazione” ha preso il posto dell’inflazione e di conseguenza l’adeguamento delle pensioni al costo della vita (la cosiddetta perequazione automatica) indica valori assai modesti. Per  il 2015  i pensionati debbono, infatti, accontentarsi di un aumento irrisorio di appena lo 0,30%
Questa percentuale  è calcolata  in via provvisoria tenendo conto dell’andamento del costo della vita nel periodo 1° gennaio – 30 settembre 2014. Quella definitiva si conoscerà nel corso del 2015.
Se  risulterà più elevata, con la rata di gennaio 2016 i pensionati recupereranno la differenza.
Ogni anno sia l’Inps che gli altri enti previdenziali lavorano su un valore provvisorio di inflazione. Se aspettassero il dato definitivo di dicembre non sarebbero in grado di mettere in pagamento gli aumenti con l’inizio dell’anno. Ma vediamo i particolari, anche se si ricorda, a questo proposito, che per quanto riguarda tutti gli aspetti previdenziali è sempre a disposizione il servizio di consulenza gratuito del Patronato 50&Più Enasco presente nella sede Confcommercio di Vicenza e nei mandamenti (tel. 0444 964300). 

Conguaglio negativo
Quest’anno poi i pensionati, già da gennaio, hanno dovuto restituire qualcosa. L’aumento attribuito in via provvisoria sulla base del 1,2% per l’anno 2014 non ha coinciso con il dato definitivo accertato dall’Istat che è stato, invece, del 1,1%. Tale restituzione è pari allo 0,1%.

Minimo e trattamenti sociali
Con l’incremento dello 0,30%  il trattamento minimo sale da  500,88 a 502,38 euro al mese.
Allo stesso modo si  procede ad adeguare anche le prestazioni assistenziali a favore dei cittadini in stato di bisogno.
L’assegno sociale, cioè la prestazione introdotta dalla Riforma “Dini” per tutti coloro che hanno compiuto  65 anni  (già dal 2013 65 e 3 mesi) dopo il 31 dicembre 1995, passa da 447,17 euro a 448,51 euro al mese. Mentre la pensione sociale, prevista per gli ultrasessantacinquenni che hanno raggiunto l’età prima del dicembre ’95, sale da 368,52  a 369,63  euro al mese.
Pensione al milione
Chi ha ottenuto  la maggiorazione fino ad un milione di lire al mese può contare dal 2015 su un assegno di  638,82 euro. La cifra si ricava sommando all’importo del trattamento minimo di 502,38 euro la maggiorazione di 136,44 euro prevista dalla legge n. 127/2007 che ha aumentato le pensioni basse.
La maggiorazione spetta ai pensionati meno abbienti dai 70 anni in su (60 anni se invalidi totali). Nel 2015 ne possono beneficiare coloro che hanno un reddito personale annuo non superiore a 8.304,66 euro o, cumulato con quello del coniuge, , che non vada oltre 14.135,29 euro. Si considerano tutti i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti o tassati alla fonte come gli interessi bancari e postali, i rendimenti di Bot  e altri titoli.
Nel computo rientrano le rendite Inail e gli assegni assistenziali.
Bisogna, dunque, denunciare tutto tranne i redditi provenienti da: casa di abitazione; e pensioni di guerra; assegno di accompagnamento; trattamenti di famiglia; importo aggiuntivo di 154,94 euro previsto dalla legge 388/2001; sussidi erogati da Enti pubblici senza carattere di continuità; indennizzo a favore di danneggiati da vaccinazioni, trasfusioni e emoderivati.

Pensioni superiori al minimo
In questi ultimi 15 anni di vita la perequazione, per i pensionati con importi superiori al “minimo”, è stato oggetto di particolare attenzione da parte del legislatore che  ha rivisto le regole allo scopo di aggiustare i conti pubblici. Per il biennio 2012/2013, già chiuso, la Manovra “Monti/Fornero” del 2011 aveva stabilito che la rivalutazione andasse riconosciuta esclusivamente alle pensioni d’importo complessivo fino a tre volte il trattamento minimo Inps, cioè nella misura del 100 per cento sulla quota di pensione non superiore a 1.443 Euro mensili lordi.
Per  il 2013, in particolare, poiché il trattamento minimo Inps del 2012 è stato pari a 481,00 euro mensili, la perequazione provvisoria al tasso del 3 per cento:
•    è stata applicata per intero (100%) sulla quota di pensione non superiore a 1.443,00 euro mensili;
•    non è stata applicata sulla  quota superiore a 1.443,00 euro (salvo il correttivo previsto dalla “clausola di salvaguardia”).
Dal 1°gennaio 2014 la situazione dei pensionati riguardo la perequazione sarebbe dovuta ritornare alle regole ordinarie, stabilite con la legge finanziaria del 1999. Invece, la legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013, comma 483) ha sostituito questo criterio con un altro a cui ha dato validità di un triennio, cioè per gli anni dal 2014 al 2016.
Anche quest’anno, dunque, la rivalutazione si applica per ogni singolo beneficiario in funzione dell’importo complessivo ad un tasso unico individuato dalla classe (o fascia) a  cui appartiene la pensione (o la somma di più trattamenti).
In altre parole, una volta individuato in quale classe ricade il beneficiario (considerando tutte le pensioni di cui sia titolare), è al relativo tasso che viene applicata la rivalutazione.
Il prospetto riepilogato nella tanna tabella a fine pagina indica le cinque fasce di importo mensile e la relativa rivalutazione spettante per il 2015.



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