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COLPENDO GLI SPRECHI SI ACCELERANO I CONSUMI

L'Ufficio Studi Confcommercio offre ricette ad un Paese a crescita zero. "Risorse per tagliare le tasse e rilanciare i consumi dalla lotta agli sprechi".

giovedì 19 febbraio 2015
Fonte: Confcommercio nazionale

Circa il 77% del Pil dell'Eurozona deriva dal contributo di quattro Paesi: Germania, Francia, Italia e Spagna. Nell'ultimo trimestre del 2014 la crescita rispetto al trimestre precedente è stata dello 0,7 per cento in Germania e Spagna, dello 0,1 in Francia e, nel nostro Paese...zero! Si tratta di un risultato, il nostro, che va quasi salutato con favore perché si sta finalmente transitando dalla recessione a qualcos'altro, che certamente non sarà peggiore. Per un Paese che, dal terzo trimestre 2011, ha inanellato ben 11 variazioni negative del Pil su 14 trimestri, persino una non decrescita può essere interpretata positiva. Ne siamo consapevoli: la situazione macroeconomica è talmente singolare che anche il linguaggio usato per descriverla s'ingarbuglia. Come mai l'Italia ha smarrito da così tanto tempo il sentiero della crescita? Sintetizzando al massimo, si può dire che la crisi finanziaria, innescatasi nei 2008, ha amplificato le nostre fragilità strutturali, quei cosiddetti gap sistemici che ci separano dalle altre economie avanzate e che si declinano come modello di specializzazione produttiva incapace di innovarsi rispetto alle sfide della globalizzazione, tragica inefficienza della giustizia, predominio pervasivo della burocrazia, confusione e farraginosità nelle produzione legislativa, inefficienze e sprechi nella spesa pubblica, generatrice, a sua volta, di eccessiva pressione fiscale, con effetti perniciosi sulla crescita. Il capitale e il lavoro non bastano da soli a riavviare il motore produttivo italiano. Per farlo, bisogna migliorare la produttività totale dei fattori, cioè quell'insieme di condizioni (riferite ai citati gap sistemici) che consentono ai fattori della produzione classici di interagire in modo ottimale: o si emenda il conteso dai tanti difetti strutturali che lo contraddistinguono oppure più capi- Consumi tale e più lavoro stenteranno a dispiegare i loro effetti sulla crescita di medio-lungo termine. L'Italia prova oggi a ripartire da una situazione quasi compromessa, valutazione di tipo tecnico dovuta a molte evidenze internazionali che suggeriscono che recessioni prolungate intaccano in modo strutturale, il capitale umano oppure le aspettative degli operatori, solo per fare due esempi. Rispetto al 2007, il Pil pro capite italiano è arretrato di più all'interno del G-7. Mentre Germania, Stati Uniti e Giappone hanno comunque riassorbito la profonda recessione del 2009 e nel 2014 si trovano tra i 2 e i 4 punti percentuali al di sopra del 2007, l'Italia è all'87,6 per cento, cioè oltre 12 punti al di sotto del livello di sette anni prima, perdendo quasi il doppio della Spagna (meno 7 punti), lontanissima da Francia e Regno Unito che hanno limitato le perdite a Epoco più di un punto percentuale. però il momento di abbandonare le lamentazioni sul triste passato per concentrarsi sul futuro possibile. Oggi si vive una circostanza fuori dall'ordinario: la convergenza di una pluralità di fattori internazionali favorevoli alla crescita, dal costo dell'energia al credito meno caro, dal deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro a un'attenuazione, seppur modesta, dei vincoli di bilancio nell'Unione europea. Oltre a proseguire, con visione più chiara e senza tentennamenti, nel percorso di riforma delle istituzioni repubblicane, per l'Italia la sfida del presente è valorizzare gli impulsi macroeconomici esterni attraverso un'accelerazione del processo di riduzione degli sprechi nella pubblica amministrazione per restituire risorse a famiglie e imprese mediante una sostenibile, certa e generalizzata riduzione del carico fiscale. Non è uno slogan, forse è una nostra fissazione, certamente è l'esperienza fatta da altri paesi (dalla Svezia alla Germania, passando per Olanda e Austria). Si può e si deve fare. D'altra parte, appare ormai evidente a tutti che senza domanda interna per investimenti e, soprattutto, per consumi, pure in un contesto di esportazioni crescenti, la ripresa economica resterà un'illusione.

tratto da "Il Garantista" di Mariano Bella e Luciano Mauro (Ufficio Studi Confcommercio)


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