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IL GOVERNO APPROVA IL "DEF". CONFCOMMERCIO: "ORA RISPARMI PER RIDURRE LE TASSE"

L'intenzione del Governo di non far scattare le clausole di salvaguardia nel 2016 va nella giusta direzione, quella da sempre indicata da Confcommercio

martedì 14 aprile 2015
Palazzo Chigi, sede del Governo Palazzo Chigi, sede del Governo
Fonte: Confcommercio Nazionale

Sostenere la ripresa economica evitando aumenti del prelievo fiscale e allo stesso tempo rilanciando gli investimenti; avviare il debito pubblico (in rapporto al PIL) su un percorso di riduzione, consolidando così la fiducia del mercati e riducendo la spesa per interessi; favorire gli investimenti e le iniziative per consentire un deciso recupero dell’occupazione nel prossimo triennio. Questi gli obiettivi della politica di bilancio del governo presentata nel Documento di Economia e Finanza (Def) 2015 approvato lo scorso 11 aprile in Consiglio dei Ministri (per il testo integrale clicca questo link). Il Def viene ora trasmesso in Parlamento; entro il 30 aprile due delle sezioni di cui si compone il Def, il Programma di Stabilità e il Programma Nazionale di Riforma (PNR), saranno inviate al Consiglio dell’Unione Europea e alla Commissione europea a Bruxelles.
Nell’insieme il Def disegna un  cambiamento di marcia nella situazione economica e finanziaria del Paese con il prodotto interno lordo che nel 2015 diventa, secondo le stime del Governo, positivo (+0,7%) dopo tre anni di recessione e punta ad impostare una politica economica a supporto di una crescita più sostenuta nel triennio successivo.

Confcommercio: "Ora tutti i risparmi per ridurre le tasse"

"L'intenzione del Governo di non far scattare le clausole di salvaguardia nel 2016, eventualità che comporterebbe aumenti di tributi per oltre 70 miliardi di euro complessivi nel triennio, di cui 54 dovuti all'aumento delle aliquote Iva, va nella giusta direzione, quella da sempre indicata da Confcommercio". Questo il commento di Confcommercio nazionale, a seguito dell'approvazione del "Def" in Consiglio dei Ministri "C'è, dunque, piena consapevolezza che maggiori tasse implicano minore crescita, la merce più preziosa per restituire un po' di benessere alle famiglie italiane e per ridurre l'area della povertà assoluta, ormai estesa a oltre 6 milioni di cittadini". "E', però, necessario - prosegue Confcommercio - che la maggior parte delle risorse utili a disinnescare tale meccanismo provengano dal taglio immediato di sprechi e inefficienze nella spesa pubblica, destinando eventuali e probabili risparmi sul costo del debito alla riduzione generalizzata della pressione fiscale su famiglie e imprese. Questo - conclude Confcommercio - contribuirebbe a rafforzare le tendenze di ripresa dei consumi e dell'economia nel complesso che si stanno manifestando ancora troppo debolmente".

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