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LEGGE DI STABILITA': I TAGLI AL FISCO TENGANO CONTO DEI PICCOLI IMPRENDITORI

Sergio Rebecca, presidente della Confcommercio di Vicenza esprime alcune osservazioni ai provvedimenti decisi dall'Esecutivo

venerdì 16 ottobre 2015
Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza

La legge di stabilità varata dal Consiglio dei Ministri imbocca la direzione del taglio delle tasse. L’obiettivo è altamente condiviso da Confcommercio, ma ad alcune condizioni. Il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca ne elenca subito le principali: “Prendiamo l’IRES – dice -. Ben venga l’abbattimento, ma gran parte delle nostre imprese, società di persone e ditte individuali non la pagano. Per cui si pensa alle grandi imprese, non alle piccole che sono il vero insieme portante del nostro sistema economico. Per queste sarebbero necessarie altre misure, come la riduzione delle aliquote IRPEF o l’aumento immediato della franchigia per l’IRAP, senza dover aspettare il 2017.  O ancora, quel provvedimento che continuiamo a chiedere a gran voce, ossia la totale deducibilità dell’IMU sugli immobili strumentali delle imprese. Gli investimenti fatti in tal senso da negozianti e albergatori, per dare una maggiore sicurezza alla loro attività, andrebbero infatti premiati con un concreto abbattimento del relativo carico fiscale”.
In pratica per Confcommercio, va bene l’azione intrapresa dall’Esecutivo, ma è su piccoli e medi imprenditori e famiglie che vanno fatti sentire concretamente gli effetti positivi di una riduzione della pressione fiscale. “Riteniamo determinante – commenta il presidente Rebecca - ad esempio, la scelta di non applicare la clausola di salvaguardia, che avrebbe fatto aumentare l'IVA dal primo gennaio 2016, con effetti a nostro avviso pesantissimi sulla ripresa dei consumi. Altro provvedimento condivisibile e atteso è l’innalzamento a 3mila euro della soglia di utilizzo del contante. Bene anche la conferma dei bonus per l’acquisto di mobili, per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli immobili. Poi, l’unica altra misura atta a rilanciare i consumi consiste nella promessa di abolizione della TASI sulla casa di abitazione: francamente gran poca cosa, senza la certezza che un tale provvedimento non sia prodromo di aumenti di tassazione. Resta, infatti, il rischio - continua il presidente di Confcommercio Vicenza - di vedere crescere gli altri tributi locali, o anche la stessa TASI per chi dovrà continuare a pagarla. Con la stessa logica negli anni passati i Comuni hanno stabilito le tariffe della TARI (tassa rifiuti) penalizzando, senza giustificato motivo, la maggior parte delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, rispetto ad altre categorie economiche. Ecco non vorremmo, visto che la coperta delle entrate statali rimane sempre corta, si andasse a spremere sempre gli stessi contribuenti per trovare le risorse necessarie, sbandierando poi che il carico fiscale in Italia è diminuito”.
Anche il maxi-ammortamento al 140% non va nella direzione voluta da Confcommercio: “Ben venga, sia chiaro – sottolinea il presidente dell’associazione di Vicenza –, ma anche in questo caso è un’agevolazione tagliata su misura delle esigenze delle imprese manifatturiere, quindi con poco appeal sulle attività di commercio al dettaglio, che risulta ad oggi il settore maggiormente penalizzato dalla contrazione dei consumi”.
“Nonostante ci siano diversi indicatori che confermano una lieve ripresa per il nostro Paese – conclude Rebecca-, tutto il sistema delle piccole e medie imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti continua a soffrire perché i consumi non ripartono. Molte famiglie e imprese non sentono ancora la crescita, che evidentemente non è ancora abbastanza solida. E’ per questo che Confcommercio chiede un abbattimento concreto della pressione fiscale. Le risorse per mettere in atto, ad esempio, una riduzione dell’IRPEF, che metterebbe davvero in tasca qualche soldo in più alla maggioranza dei contribuenti, si possono trovare tagliando la spesa pubblica improduttiva ed eliminando le sacche di sprechi ed inefficienze che ancora continuano ad esistere”.        


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