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IMPRESE DEL VICENTINO: NUMERI STABILI E SERVIZI INNOVATIVI IN CRESCITA

L'indagine della Camera di Commercio sulla "demografia" imprenditoriale evidenzia il ruolo trainante del Terziario

giovedì 16 febbraio 2017

Il tessuto imprenditoriale vicentino tiene, con il commercio che rappresenta il settore più cospicuo in termini di numero di aziende e con il terziario comunque dinamico grazie al trend positivo dei servizi innovativi; in flessione, invece, le unità locali artigiane. E’ quanto emerge da un recente report sulla demografia delle imprese della provincia, diffuso dalla Camera di Commercio di Vicenza.
Vediamone da vicino i punti più salienti. Secondo la Camera di Commercio, le Unità locali (cioè le sedi legali e le sedi secondarie quali stabilimenti, negozi, uffici …) a fine 2016 su base annua risultano cresciute in Italia dello 0,5%; su scala regionale e in ambito provinciale si registra invece un esiguo aumento: +0,1% (da 594.294 a 594.748 nel Veneto e da 100.143 a 100.258 nella provincia berica). Una situazione che va però letta con la lente dell’ottimismo, visto che, scrive il Servizio di Informazione Economica della Camera di Commercio, con il suo resposabile Diego Rebesco, “l’analisi storica dell’ultimo quinquennio ci dice che negli anni 2012, 2013 e 2014 si sono verificate variazioni negative delle unità locali rispetto all’anno precedente anche se con intensità decrescente (-1,7%, -1,1% e -0,1% rispettivamente) e che nel 2015 vi è stata la svolta (+0,3%), il che orienta ad immaginare che il dato del 2016 sia più il consolidamento di una tendenza favorevole in atto, che l’inizio di una nuova fase involutiva”.
Guardando ai dati dei vari settori, l’indagine mette in evidenza un lieve incremento del manifatturiero, una lievitazione del commercio e un arretramento delle costruzioni; inoltre calano le attività agricole e immobiliari e aumentano alloggio e ristorazione. “Sempre a fine 2016 il settore più cospicuo si conferma quello del commercio – scrive la CCIAA - che detiene una quota del 23,8% del totale delle unità locali e che lievita dello 0,3% (quota del 27,1% e crescita dello 0,4% in Italia), seguono il manifatturiero con una incidenza del 17,3% e una crescita dello 0,1% (a livello italiano il manifatturiero si ferma al 9,9% e registra un cedimento dello 0,5%) e le costruzioni (quota del 12,5% e arretramento dello 0,6%, valori non molto disallineati da quelli medi nazionali). Le attività agricole che rappresentano l’8,9% del totale ripiegano di 2 punti percentuali (incidenza del 10,8% in Italia e sostanziale invarianza), mentre le attività immobiliari e le attività dei servizi di alloggio e ristorazione - a cui si imputano quote rispettive del 6,4% e del 6,1% - denotano le une una diminuzione dello 0,5% e le altre un avanzamento dell’1,7%”.
Secondo il Servizio di Informazione Economica, poi, alcuni segmenti del terziario continuano a dimostrare un’ottima dinamica di crescita: è il caso dei servizi di informazione e comunicazione (+2,3%), delle attività finanziarie e assicurative (+2,7%), delle attività professionali scientifiche e tecniche (+3,7%) e del noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+2,4%).
Le buone notizie per la nostra economia arrivano, poi, dai così detti  “Servizi ad alto contenuto di conoscenza” (chiamati anche “KIBS” - Knowledge - Intensive Business Services):  la progettazione ed il design cresce di quasi 1 punto; l’area della consulenza aziendale lievita di oltre 4 punti;  la ricerca e sviluppo registra un balzo di oltre 24 punti percentuali; la comunicazione, ricerche e marketing si espande di oltre 3 punti percentuali; i servizi tecnologici di informazione e comunicazione registrano un aumento di poco inferiore al punto percentuale. Secondo l’analisi della Camera di Commercio “il dilatarsi dell’economia della conoscenza è un indicatore della tendenza innovativa del sistema produttivo, perché la competitività dell’apparato industriale - anche nei settori più “maturi” - dipende sempre più dai contenuti di conoscenza assicurati da fornitori altamente specializzati. Nell’epoca della globalizzazione - prosegue l’indagine - la competizione non si esaurisce esclusivamente nei fattori legati ai processi produttivi come le economie di scala, le riorganizzazioni dei cicli e i controlli di qualità, ma dipende anche da variabili di conoscenza ad elevato valore aggiunto in grado di fornire un vantaggio competitivo sia riguardo al prodotto (design e R&S), che riguardo alla comunicazione e alle analisi di mercato (marketing strategico) che in riferimento alla fase di vendita (dalla logistica alle reti distributive). L’intreccio tra servizi di conoscenza business to business e industria manifatturiera costituisce il volano virtuoso che alimenta la crescita e l’innovazione nelle economie contemporanee”.
Tornando alla demografia delle nostre imprese, altro aspetto interessante che emerge dall’indagine è l’aumento delle aziende femminili (+0,8%) e straniere (+2,0%) a cui fa da contraltare, purtroppo, la diminuzione di quelle giovanili (-3,5%). Le imprese guidate da donne operano soprattutto nell’ambito delle altre attività di servizi (61,4%) seguito dai settori della  sanità e assistenza sociale (39,8%) e dall’alloggio e ristorazione (31,5%). I giovani sono particolarmente impegnati nel noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese, nelle attività finanziarie e assicurative e nell’alloggio e ristorazione con quote vicine ai quindici punti percentuali. Nell’ambito delle imprese straniere i settori che detengono le quote maggiori per sedi di impresa sono il noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (20,3%), le costruzioni (19,2%), i servizi di alloggio e ristorazione (12,3%), le attività distributive (10,4%) e il trasporto e magazzinaggio (10,1%). Interessante, in questo caso, è anche la dimanica di lungo periodo: tra il 2011 ed il 2016 la flessione delle imprese femminili è stata comunque del 12,7% (dunque il dato dell’anno scorso è in controtendenza), mentre le imprese giovanili nel quinquennio si sono contratte del 18,6% e quelle straniere sono lievitate del 5,5%. Infine la Camera di Commercio focalizza l’attenzione anche sulle imprese artigiane: le unità locali sono in flessione, su base annua,dello 0,7%, confermando il trend dell’’ultimo quinquennio ( -1,6%, -1,6%, -0,9%. -0,7% e -0,7%). 


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