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FORTI PREOCCUPAZIONI SUL DECRETO DIGNITA'

Eliminate le causali per il rinnovo e la proroga dei contratti per le attività stagionali. Ma il provvedimento segna un ritorno al passato e aumenta i costi per le aziende

lunedì 16 luglio 2018

"E' certamente importante aver eliminato le causali per il rinnovo e la proroga dei contratti per le attività stagionali. Ma quello che preoccupa è che restano tutti i limiti di un provvedimento che segna un ritorno al passato, aumenta i costi per le aziende, con una potenziale ricaduta negativa sull'occupazione, continuando ad escludere la Pubblica Amministrazione, dove si registrano tassi elevatissimi di precariato".Questo il commento di Confcommercio sul Decreto Dignità.

Le misure del decreto
Per tutti i contratti a tempo determinato non si potranno avere più di 4 proroghe, con un limite di durata massima comunque non superiore a 24 mesi. Le nuove norme valgono anche nei casi di rinnovo dei contratti attualmente in corso. 

Per incoraggiare le imprese a forme contrattuali stabili, inoltre, si prevede l'aumento dello 0,5% del contributo addizionale - attualmente pari all'1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali, a carico del datore di lavoro, per i rapporti di lavoro subordinato non a tempo indeterminato - in caso di rinnovo del contratto a tempo determinato, anche in somministrazione.

In caso di rinnovo, e per i contratti oltre 12 mesi, tornano le causali: temporanee e oggettive o per esigenze sostitutive; connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell'attività ordinaria; per picchi e attività stagionali.

A ogni rinnovo i contratti avranno un costo contributivo dello 0,5% in più rispetto all'1,4% che già è a carico del datore di lavoro e che finanzia la Naspi. Stop ai licenziamenti selvaggi, attraverso l'aumento del 50% dell'indennizzo per i lavoratori ingiustamente licenziati. In caso di licenziamento senza giusta causa, l'indennizzo per il lavoratore può arrivare fino a 36 mensilità. 

Inoltre, nel decreto dignità c'è una misura che riguarda "decine di migliaia di insegnanti diplomati magistrali", dice il ministro al Lavoro e allo Sviluppo economico Luigi Di Maio al termine del Consiglio dei ministri. Si tratta di "una proroga di 120 giorni su quello che doveva essere il licenziamento causato dalla sentenza del Consiglio di Stato, così che abbiamo il tempo di risolvere il problema". Dice il comunicato della Presidenza del Consiglio: si va verso la semplificazione fiscale, "rivedendo il redditometro in chiave di contrasto all'economia sommersa"; si rinvia la "scadenza per l'invio dei dati delle fatture emesse e ricevute (spesometro)". In particolare, "i dati di fatturazione relativi al terzo trimestre del 2018 possono essere trasmessi telematicamente all'Agenzia delle Entrate entro il 28 febbraio 2019, anziché entro il secondo mese successivo al trimestre".

E ancora: si abolisce lo split payment "per i servizi resi alle Pubbliche amministrazioni dai professionisti i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto". 

Il decreto ministeriale che elenca gli elementi indicativi di capacità contributiva attualmente vigente (redditometro, appunto) "non ha più effetto per i controlli ancora da effettuare sull'anno di imposta 2016 e successivi".



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