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ALTRO CHE SALARIO MINIMO, FERMIAMO I "CONTRATTI PIRATA"

La posizione di Confcommercio nazionale sulla proposta del vicepremier Di Maio: "Paradossale affidare il tema alla regolazione di legge"

martedì 18 giugno 2019
ALTRO CHE SALARIO MINIMO, FERMIAMO I "CONTRATTI PI ALTRO CHE SALARIO MINIMO, FERMIAMO I "CONTRATTI PI

Sulla proposta del vicepremier Di Maio di introdurre in Italia un salario minimo pari a 9 euro si concentra in queste ore il dibattito politico e le prese di posizione del mondo dell'economia.  

Un salario orario minimo fissato a 9 euro lordi sarebbe al momento il più elevato tra i Paesi Ocse e anche della maggioranza dei contratti collettivi esistenti, comportando un aggravio di costo pari a circa 4,3 miliardi complessivi. A ribadirlo in audizione alla Camera  i rappresentanti dell’Istat e dell’Ocse.

Secondo Confcommercio nazionale, "in un Paese come l'Italia, caratterizzato sul piano delle relazioni sindacali da un'importante esperienza storica di contrattazione collettiva, è quasi paradossale pensare di affidare il tema del salario minimo alla regolazione di legge". "Paradossale – continua Confcommercio - perché la remunerazione della prestazione lavorativa trova il più efficace strumento di definizione nel confronto contrattuale tra le parti e perché, attraverso la contrattazione, il rapporto di lavoro viene complessivamente disciplinato in una più ampia sfera di diritti e di doveri fino a ricomprendere la dimensione del welfare contrattuale in materia di previdenza ed assistenza sanitaria integrativa". 

"Dunque - conclude Confcommercio - occorrerebbe dare impulso alla contrattazione collettiva contrastando con determinazione la diffusione dei cosiddetti contratti-pirata e rafforzando, invece, il ruolo dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, anche in riferimento ai minimi salariali definiti in sede di contratto".

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