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LA CRISI DI GOVERNO RISCHIA DI INNESTARE L’AUMENTO DELL’IVA

Poche certezze sull’iter che formalizzerà le dimissioni del Premier Conte. Ma i tempi scelti per la crisi creano preoccupazione

lunedì 12 agosto 2019

Ormai è tutto alla luce del sole: Matteo Salvini vuole portare l'Italia al voto il 13 ottobre e Luigi Di Maio invece invita il Pd a sostenere un governo 'traghettatore' con un patto di ferro sul taglio dei parlamentari. La rottura è conclamata, ma il divorzio no, quindi in attesa della 'separazione legale' che sarà sancita dalla sfiducia o dalle dimissioni dello stesso premier dopo essere passato per il Parlamento, si rincorrono ipotesi, voce, fughe in avanti.

Sulla situazione che si è venuta a creare interviene Confcommercio Nazionale, che commenta: "Qualsiasi ipotesi di aumento dell'Iva avrebbe un impatto economico fortemente recessivo ed un impatto fiscale regressivo: perché a pagare di più sarebbero i livelli di reddito più bassi. Aumentare l'Iva significa aumentare le tasse. Confcommercio - continua la nota - chiede dunque a tutte le forze politiche un supplemento di responsabilità per evitare questo scenario. La crisi di governo che si è aperta in una fase di crescita zero, e con la prospettiva di una legge di bilancio dal percorso impervio, scoraggia inevitabilmente sia gli investimenti che i consumi; e nessuno farà sconti, né i mercati, né le istituzioni europee".

Il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca sottolinea che questa “è una crisi anomala per come è maturata, ma soprattutto per il periodo in cui si è manifestata: perché il Parlamento è in “ferie”, complicando l’iter di formalizzazione della crisi, ma soprattutto perché mette a grave rischio alcune scadenze essenziali per la formazione della legge di Bilancio dello Stato. Il rischio dell’esercizio provvisorio è molto concreto. Ora a sbandolare la matassa - continua Rebecca - toccherà al presidente della Repubblica Mattarella, che mi auguro sceglierà la strada meno impattante per il Paese”.

Il presidente dell’Associazione provinciale evidenzia le criticità più forti: “Non c’è dubbio che questo epilogo solleva fortissime preoccupazioni per il mondo economico e ancor più per le imprese del commercio, del turismo e dei servizi, perché rischia di dare il via libera alle clausole di salvaguardia, con l’Iva che passerebbe dal 22 al 25,2% e dal 10 al 13%. Le conseguenze sui consumi sarebbero nefaste, andando ancor più a compromettere qualsiasi speranza di crescita. Nelle prossime ore avremo probabilmente più chiaro l’orizzonte, ma il tonfo dei titoli bancari in Borsa, a seguito delle notizie sulla crisi, è già stato un primo “assaggio” di cosa ci aspetta se non viene individuata presto una via d’uscita da una situazione che appare molto complicata. Si apre, purtroppo, un periodo di grande incertezza e si sa che l’incertezza è la prima nemica del sistema economico di un Paese”.

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