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DPCM 24 OTTOBRE: LE REAZIONI DEL SISTEMA CONFCOMMERCIO

Negli ultimi quattro mesi dell'anno le restrizioni del Dpcm rischiano di causare una perdita di consumi e Pil di circa 17,5 miliardi

martedì 27 ottobre 2020
DPCM 24 OTTOBRE: LE REAZIONI DEL SISTEMA CONFCOMME DPCM 24 OTTOBRE: LE REAZIONI DEL SISTEMA CONFCOMME
Fonte: Confcommercio nazionale

“Le restrizioni previste dall’ultimo provvedimento del Governo rischiano di causare un’ulteriore perdita di consumi e di Pil di circa 17,5 miliardi di euro nel quarto trimestre dell’anno, concentrata negli ambiti della ristorazione e del turismo, della convivialità e della ricreazione in generale, dei trasporti e della cura della persona, portando a una riduzione complessiva dei consumi nel 2020 ad oltre 133 miliardi di euro rispetto al 2019 (-12,2% in termini reali). La caduta della spesa presso gli alberghi supererebbe il 55% e quella presso la ristorazione si avvicinerebbe al 50%”.
Sono i calcoli sugli effetti del nuovo Dpcm realizzati da Confcommercio, secondo la quale siamo di fronte a “uno scenario drammatico nel quale questa seconda fase di lockdown ‘parziali’ produrrà inevitabilmente ulteriori, gravissimi danni con il rischio di una caduta del Pil per l’anno in corso ben superiore al 10%, la cessazione dell’attività di decine di migliaia di imprese e la cancellazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Dunque, per il nostro Paese, che registra già segnali di crescente tensione sociale, si conferma l’insostenibilità economica e sociale delle nuove restrizioni all’esercizio di tante attività – soprattutto nei settori della ristorazione, della cultura e dell’intrattenimento - che, peraltro, hanno già adottato tutti i necessari e concordati protocolli di sicurezza e in cui non sembrerebbero manifestarsi particolari criticità”.
Quello che serve – conclude Confcommercio – è più programmazione e più coordinamento per risolvere la crisi del circuito dei tamponi, dei tracciamenti, dei controlli ed i nodi dei trasporti locali e della scuola. Ma soprattutto, occorre che i danni subiti dalle imprese siano ristorati adeguatamente e tempestivamente con indennizzi a fondo perduto, credito d’imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d’azienda, moratorie fiscali - a partire dall’esenzione Imu anche per la ristorazione - e creditizie, risorse per le garanzie finalizzate ad agevolare l’accesso al credito, continuità degli ammortizzatori sociali insieme alla necessità della loro riforma e di una nuova stagione di vere politiche attive per il lavoro. Ma per individuare le misure necessarie a tenere insieme salute pubblica e ripresa economica è fondamentale e urgente confrontarsi per tempo e con continuità con il contributo di tutte le forze politiche e sociali. Un confronto necessario per dare speranza e prospettiva a famiglie, imprese e lavoratori”.

Fipe: "le nuove restrizioni sono insostenibili"

A poche ora dalla firma dell'ultimo Dpcm che ha stabilito la chiusura di bar e ristoranti alle 18, la Fipe affida ad una nota le sue valutazioni. "Le misure annunciate dal governo costeranno altri 2,7 miliardi di euro alle imprese della ristorazione. Se non accompagnate da contemporanee e proporzionate compensazioni di natura economica, sarebbero il colpo di grazia per i pubblici esercizi italiani, che già sono in una situazione di profonda crisi, con conseguenze economiche e sociali gravissime". "I ripetuti annunci di chiusure anticipate - prosegue la Federazione - hanno già prodotto la desertificazione dei locali e, indipendentemente dalle novità sugli orari effettivi di apertura, le restrizioni devono essere accompagnate dai provvedimenti di ristoro economico in termini di indennizzi a fondo perduto, crediti d'imposta per le locazioni commerciali e gli affitti d'azienda, nuove moratorie fiscali e creditizie, il prolungamento degli ammortizzatori sociali e altri provvedimento di sostegno a valere sulla tassazione locale".
La Fipe sottolinea che "gli imprenditori di questo settore si stanno dimostrando persone responsabili, che rispettano rigorosamente i protocolli sanitari loro imposti, che non possono reggere ulteriormente una situazione che decreterebbe la condanna a morte per migliaia di imprese".
"E' evidente che non si possono far ricadere le responsabilità del ritorno dell'epidemia sul nostro comparto: sono altri i fattori che hanno purtroppo causato una nuova emergenza. Sarebbe una scelta disastrosa, con la disperazione e la rabbia che sta crescendo oltre il livello di guardia. La pandemia va gestita con attenzione sicuramente alla salute, ma anche riscontrando le aspettative e le esigenze del settore che il governo conosce perfettamente perchè la Fipe le ha trasferite nelle occasioni di confronto istituzionale". "Chiediamo - conclude - di poter continuare a lavorare per non morire e per questo servono, senza ritardo o inutili annunci, le misure promesse".

 

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