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AFFITTI NEI PORTALI DI SHARING ECONOMY, TROPPO SOMMERSO E RISCHI PER LA SICUREZZA

Zago, presidente Federalberghi Confcommercio Vicenza, sottolinea la concorrenza sleale di chi non sostiene i costi per stare alle regole

martedì 15 dicembre 2015

C'è  l’appartamento che ti promette di dormire praticamente dentro la Basilica, il mezzanino in un palazzo storico,  ma anche il  rifugio palladiano. Sono alcuni dei più di cento annunci, riguardanti il solo comune di Vicenza, messi on line dal sito Airbnb, considerato non a caso uno dei punti di riferimento quando si parla di “sharing economy” nel campo dell’ospitalità, visto che il portale mette in rete oltre 176mila strutture in tutta  Italia (9.990 nel solo Veneto).
Il sito, in sostanza, vorrebbe far passare il messaggio che qualsiasi privato cittadino che ha a disposizione dello spazio in più, può offrirlo a qualche viaggiatore alla ricerca di una sistemazione alternativa alla stanza d’albergo. “Ma è una favola – è la presa di posizione di Oscar Zago, presidente di Federalberghi-Confcommercio Vicenza -: basta dare un’occhiata ai vari annunci per capire che spesso non si tratta di privati cittadini che occasionalmente affittano una camera a casa loro o in loro appartamenti, bensì di un modo per fare business aggirando tutte le norme fiscali e, soprattutto, quelle sulla sicurezza:  c’è, infatti, chi gestisce più strutture e la maggior parte degli “host” sono utenti registrati alla piattaforma da anni” - rincara Zago.
B&B e affittacamere assolutamente regolari non mancano tra le pagine di Airbnb e di altri siti similari;  Confcommercio Vicenza ha però il legittimo sospetto che in moltissimi casi ci si trovi invece di fronte ad un’economia sommersa e fuori dalle regole. “Ne facciamo prima di tutto una questione di sicurezza – spiega Massimo Chiovati, segretario di Federalberghi provinciale – perché tutti i proprietari di queste strutture hanno l’obbligo, come del resto ogni altro operatore professionale, di comunicare alla Questura competente le generalità delle persone alloggiate entro le 24 ore successive all’arrivo”. Lo ribadisce, in tal senso, anche una recente nota del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, interpellato proprio dalla Federazione. “Il proliferare di queste strutture fuori dalle regole – continua Chiovati -, è una manna per chi sta cercando un alloggio per brevi periodi, ma non vuole in alcun modo che il suo passaggio sia tracciato. In tempi di allarme terrorismo credo sia il caso di riportare ordine nel settore”.
La seconda questione evidenziata dall’Associazione di categoria è la concorrenza sleale messa in campo dai finti “privati”.  Il presidente Oscar Zago si chiede, infatti: “Tutte queste persone che affittano, da anni, interi appartamenti e stanze, hanno fatto regolare denuncia di inizio attività? Pagano tutte le imposte? Si preoccupano che i locali affittati siano a norma dal punto di vista della sicurezza? Si limitano ad offrire i soli servizi di “locazione turistica”, come stabilito dalle norme regionali in materia?”.  I controlli in tal senso sono molto difficili “in quanto – sottolinea Zago - non è possibile conoscere l’indirizzo preciso delle strutture affittate se non dopo aver effettuato la prenotazione. Un  “giochino” che rende complesse le verifiche”. 
Magia dell’economia virtuale al tempo di Intenet, che ha, però, riflessi più che concreti nell’economia  reale: “Questa giungla di appartamenti e stanze disponibili sul web senza alcun controllo –  afferma il presidente degli albergatori vicentini,  - sottrae clienti alle nostre imprese, che invece sostengono i costi necessari per garantire il rispetto della salute e della sicurezza dei consumatori, sono soggette agli obblighi fiscali e alle incombenze legate alla registrazione degli alloggiati. Molti Paesi europei – conclude - si stanno muovendo per cancellare alcune degenerazioni della sharing economy, e anche l’Italia deve dettare quanto prima regole che azzerino l’illegalità. Nel frattempo chiediamo, a chi è preposto, di attivare quanto meno dei controlli a campione per far rispettare le norme, che già ci sono, e che vengono tranquillamente disattese. Così come chiediamo che nel prossimo regolamento in tema di tassa di soggiorno nel Comune di Vicenza sia chiaramente previsto il pagamento dell’imposta anche da parte di queste strutture”.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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