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CONFCOMMERCIO FOTOGRAFA L’ECONOMIA DEI TERRITORI

In Veneto, sempre più occupati nel terziario e nel Vicentino consumi cresciuti dello o,5%. Le priorità: tenere sotto controllo il debito pubblico senza aumentare l’Iva

giovedì 18 luglio 2019

L’Ufficio Studi di Confcommercio nazionale ha reso noto il rapporto sulle economie territoriali, che fotografa i cambiamenti nelle regioni italiane negli ultimi dieci anni e l'evoluzione dei divari territoriali. Sotto la lente di ingrandimento: Pil, consumi, forze lavoro, numerosità delle imprese, ma anche il ruolo della terziarizzazione e gli effetti del calo demografico.

L’OGGI E IL DOMANI PER L’ITALIA. Lo studio mette a fuoco, innanzitutto, la situazione dell’Italia, vista nel suo insieme. Da tempo, Confcommercio ha indicato nel 2020 l’anno cruciale per testare le effettive possibilità di trasformare l’attuale stagnazione dell’economia in una variazione apprezzabile del PIL, attorno all’1-1,5%. Tale misura è quella più plausibile, mentre percentuali più alte di variazione dell’attuale PIL sono, a rigor di logica, ancora fuori portata poiché i nodi strutturali che frenano il sistema sono ancora largamente irrisolti. Realisticamente, per l’anno prossimo l’Ufficio Studi prevede soltanto una ripresa attorno al mezzo punto percentuale.
Secondo l’analisi di Confcommercio, nella prossima legge di bilancio occorre individuare alcune priorità, ovvero, oltre a tenere sotto controllo l’indebitamento del Paese, disinnescare le clausole IVA da 23 miliardi di euro, quindi procedere, compatibilmente con gli equilibri di bilancio negoziati con la controparte europea, a eventuali operazioni di riduzioni di aliquote fiscali. Nel medio termine, secondo Confcommercio è necessario sviluppare tenacemente investimenti e innovazione per aumentare la produttività, in primis quella del lavoro, e perseguire politiche orientate alla crescita; secondo: disegnare un percorso credibile di riduzione del rapporto debito PIL, un’ipoteca sul futuro che il Paese non può più sopportare nella misura attuale.

L’ANALISI DEL VENETO. Il rapporto dell’Ufficio Studi Confcommercio riporta i dati relativi all’andamento dei principali indicatori economici nel periodo 2008-2018 delle provincie appartenenti alla regione. Vediamone alcuni. 
La popolazione residente in Veneto, secondo i dati tratti dal bilancio demografico dell’Istat, nel 2018 è  di 4.905.000 persone, circa un milione in più rispetto al 2008. Negli anni i residenti sono cresciuti in tutte le provincie tranne a Rovigo (-9 mila) e Belluno (-9 mila). Verona (+36mila) e Padova (+ 31mila) sono le provincie che hanno visto aumentare di più i residenti.
Per quanto riguarda il numero degli occupati, la variazione registrata nel Veneto dal 2008 al 2018 è negativa di circa 2mila unità: da 2.141.000 a 2.139.00, mentre se si guarda a tutto il Nord Est, nello stesso periodo gli occupati sono cresciuti di circa 82.000 unità. Il tasso di disoccupazione in Veneto ha raggiunto nel 2018 il 6,4% (contro un dato nazionale del 10,6%), mentre nel 2008 si attestava intorno la 3,4%.
I settori che attualmente offrono più occupazione sono i “servizi”, pari al 62,8% dell’occupazione in Veneto, di cui 19,9% nel comparto del commercio, alberghi e ristoranti. Nel comparto agricolo gli occupati sono pari al 3% del totale dei lavoratori, mentre il rimanente 34,3% è assorbito dall’industria.
Nel 2018 nel Veneto i consumi per abitante sono cresciuti del 0,4%: nel periodo 2008-14 la percentuale è stata negativa, -1,4%, mentre il segno più si è registrato nel periodo 2015-17, +2%.    

VICENZA E PROVINCIA. Osservando i dati della provincia di Vicenza, si nota che la popolazione dal 2008 al 2018 è cresciuta di circa 13mila unità. In crescita anche gli occupati, + 8mila. Il tasso di disoccupazione nel 2018 è del 5,3% (la media nazionale è 10,6%), quello riferito ai giovani dai 15 ai 24 anni è 18,2%, contro una media nazionale del 32,2%.        
La composizione degli occupati per settore (380mila nel 2018) vede prevalere il settore dei servizi (55,2%),  di cui commercio, alberghi e ristoranti registrano il 16,9% degli occupati totali. Seguono i settori dell’industria (44,4%) e agricoltura (0,4%).
Le imprese registrate a Vicenza nel 2018 sono in totale 83.150, 18.448 nel  commercio, di cui 7.861 nel settore del dettaglio e 5.071 nei servizi di alloggio e ristorazione. Il commercio si attesta, quindi, al 22,2% delle imprese registrate a nella provincia di Vicenza. In dieci anni, dal 2008-18, il saldo della nati-mortalità delle imprese è negativo di 83 unità ( - 1.664 in tutto il Veneto).
Infine, i consumi per abitante nel 2018 sono stati positivi +0,5%, comunque inferiori rispetto alla media italiana +0.9%, segno comunque che il territorio ha subito una contrazione economica, dovuta presumibilmente anche alle conseguenze dei tracolli delle banche locali, ma che ora è ripartito e guarda al futuro. 

L’ANALISI DI MASSIMO ZANON, PRESIDENTE DI CONFCOMMERCIO VENETO. “Se è vero che la situazione attuale di alcune regioni è peggiore della nostra – è il commento del presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon - , lo è anche il fatto che il Veneto ha pagato in tutti questi anni un trauma più forte: il divario tra un punto di partenza più alto e una discesa marcata, con la chiusura di moltissime attività (con gli episodi tragici che ben tutti conosciamo) e la conseguente perdita di innumerevoli posti di lavoro - spiega Zanon – Per tornare a crescere bisogna sviluppare gli investimenti e innovare. Va anche disegnato un percorso credibile di riduzione del rapporto debito Pil, ed è prioritario disinnescare le clausole Iva da 23 miliardi di euro nella costruzione della prossima Finanziaria. È chiaro che in questo scenario il carico fiscale non deve aumentare”.

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