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DAGLI 80 EURO AL JOBS ACT: UN ANNO DI POLITICA ECONOMICA

I passaggi chiave del governo Renzi: dal bonus in busta paga alle norme su lavoro ed economia. Il termometro della crisi resta però inchiodato su valori negativi

lunedì 29 dicembre 2014
Palazzo Chigi, sede del Governo Palazzo Chigi, sede del Governo
Fonte: Confcommercio Nazionale

 Vediamo quali sono stati i passaggi chiave di un anno di politica economica firmata Matteo Renzi: dal bonus degli 80 euro al Jobs Act, passando per la legge di Stabilità, lo Sblocca Italia e la riforma fiscale, il Governo si è confrontato con l'ennesimo anno di recessione. Il termometro della crisi resta inchiodato su valori negativi: la crescita che non c'è, -0,4% secondo l'ultima stima della Commissione Ue; l'emorragia di posti di lavoro, con la disoccupazione ormai sopra il 13%.
 
80 EURO IN BUSTA PAGA. E' la misura 'manifesto' del Governo Renzi. Tecnicamente, è un bonus fiscale per i lavoratori dipendenti con reddito lordo complessivo tra 8.174 e 24 mila euro. Il credito decresce fino a zero per i lavoratori con reddito compreso tra 24 mila e 26 mila euro. La misura, varata in un primo tempo per il solo 2014, diventa strutturale con la legge di stabilità. "Abbiamo smentito gufi e rosiconi", il primo commento del premier dopo il varo del provvedimento in Consiglio dei ministri. Diventerà poi un mantra su Twitter e durante le successive conferenze stampa. L'obiettivo dichiarato è quello di sostenere i consumi, restituendo una quota di potere d'acquisto ai redditi più bassi. Dubbi sono stati sollevati da più parti sulla reale efficacia del bonus. Nelle Prospettive per l'economia italiana nel 2014-2016, l'Istat certifica che gli 80 euro in busta paga producono "un minimo effetto positivo sui consumi privati nel 2014, con un effetto trascinamento" anche per i prossimi anni".
 
JOBS ACT. La nuova riforma del mercato del lavoro passerà alla storia come il provvedimento in grado di smantellare l'articolo 18. Obiettivo prima considerato marginale e poi diventato di bandiera per Palazzo Chigi, il superamento del reintegro per la maggior parte dei licenziamenti illegittimi, restano esclusi quelli discriminatori e in minima parte quelli disciplinari, divide per mesi la maggioranza: da una parte l'Ncd di Angelino Alfano, determinato ad abolire un 'privilegio anacronistico'; dall'altra la minoranza Pd, convinta della necessità di 'preservare una tutela indispensabile'. Alla fine è arrivato il sofferto via libera parlamentare alla delega. E i primi due decreti attuativi ottengono il via libera del Consiglio dei ministri a Natale, il 24 dicembre. Anche in questo caso, il premier è costretto a seguire la strada del compromesso. Il decreto sul contratto a tutele crescenti riscrive le norme sulla gestione dei licenziamenti illegittimi. Vengono rivisti sostanzialmente, per i nuovi assunti, i contenuti dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori: il reintegro resta per i licenziamenti discriminatori e per quelli che si richiamano alla giusta causa in cui viene dimostrata l'insussistenza del fatto materiale contestato al lavoratore. Vengono disciplinati anche i licenziamenti collettivi, finora 'affidati' alla legge 223 del '91.  Decisioni che continuano comunque a dividere. Sia nella dialettica politica, che resta imperniata sulla polemica Ncd-Pd su cui si innestano anche le pressioni di Forza Italia, sia all'interno del mondo sindacale: da una parte ci sono le dure reazioni dei leader Cgil e Uil, Susanna Camusso e Carmelo Barbagallo, che insieme al numero uno della Fiom, Maurizio Landini, bocciano il 'compromesso' Renzi. Dall'altra la Cisl, che ritiene possibile migliorare il provvedimento ma che, di fatto, ne promuove l'impostazione.
 
LEGGE DI STABILITA'. Sarà ricordata soprattutto per la lunga notte del Senato, con il via libera dell'aula di Palazzo Madama all'alba del 20 dicembre. Un epilogo arrivato al termine di un iter sofferto, con un maxiemendamento scritto e riscritto per evitare, per dirla con il premier, 'il solito assalto alla diligenza' che porta con se inevitabilmente marchette e norme 'mancia'. Serrato anche il confronto dialettico con Bruxelles, con il via libera 'condizionato' della Commissione Ue e l'esame definitivo sui conti pubblici italiani rimandato a marzo. Nel merito del provvedimento, il governo Renzi mantiene alcune promesse. A partire dalla conferma del bonus di 80 euro, che diventa effettivamente strutturale. Arrivano anche il bonus bebè, lo stop ai rincari di Tasi e canone Rai e il rinnovo dell'ecobonus. Palazzo Chigi rivendica una sostanziale riduzione della pressione fiscale, sostenendo di aver centrato l'obiettivo iniziale di costruire un mosaico di norme tale da assicurare 18 mld in meno di tasse. Tra le norme di cartello anche l'azzeramento dei contributi per i contratti a tempo indeterminato. Più complessa la gestione delle norme per le partite Iva, escluse dal bonus da 80 euro. Il regime forfettario sale al 15% ma la platea si allarga ai redditi tra i 15.000 e i 40.000 euro. Nuove soglie che non sono piaciute al Parlamento, che ha criticato da destra e da sinistra. Renzi rivendica investimenti nei settori chiave del paese, ovvero scuola, lavoro e giustizia, la riduzione del 70% del patto di stabilità per i comuni, più risorse per ricerca e innovazione. Dal lato delle entrate, il saldo di 36 mld si ottiene mettendo insieme, tra le voci principali, la creazione di nuovo deficit per 11 mld, riportando il rapporto con il pil al ridosso della soglia limite del 3% per quest'anno, la spending review e la lotta all'evasione fiscale.
 
SBLOCCA ITALIA. E' il provvedimento a cui il Governo Renzi ha affidato il compito, ambizioso, di far ripartire i cantieri e migliorare la dotazione infrastrutturale del Paese. Si passa dalle grandi opere, l'alta velocità Napoli Bari e la Palermo-Messina-Catania le principali, alle calamità naturali, con le opere per il territorio che possono partire anche se sulla gara d'appalto è presente un ricorso del Tar. Passando per le concessioni autostradali, che potranno essere prorogate senza che venga indetta una nuova gara, alla banda larga, con uno sconto fiscale del 50% per chi investe nelle aree non coperte dalla rete veloce. Sul capitolo casa, il governo investe sui lavori di ristrutturazione, con uno sconto del 20% fino a 300mila euro di importo totale per chi compra casa e affitta a canone concordato per 8 anni. Prevista anche una tassa sulle trivelle: le società che estraggono idrocarburi in Italia avranno una maggiorazione di imposta.
 
DELEGA FISCALE. La principale novità è l'arrivo della dichiarazione dei redditi precompilata. In via sperimentale, a partire dal 2015, entro il 15 aprile di ciascun anno l'Agenzia delle Entrate renderà disponibile il documento ai titolari di redditi di lavoro dipendente e assimilati, compilato attraverso i dati contenuti nell'Anagrafe tributaria e nella nuova Certificazione Unica, che sostituisce il Cud. Le ultime due novità sono state introdotte dal Consiglio dei ministri di Natale. L'abuso del diritto non sarà più reato, mentre la soglia per far scattare la sanzione penale in caso di dichiarazione infedele viene elevata dagli attuali 50.000 euro a 150.000 euro. In pratica la nuova normativa sull'abuso del diritto raccoglie le raccomandazioni Ue. Viene introdotta una depenalizzazione generale accompagnata da un rafforzamento delle norme che colpiscono le fattispecie già punite penalmente, quali le fatturazioni false e i comportamenti fraudolenti.

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