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L'E-COMMERCE IN ITALIA E' CRESCIUTO DEL 19%

Secondo un recente rapporto il settore vale 29 miliardi di euro. I grandi crescono sempre più e i "piccoli" puntano sui marketplace

giovedì 28 aprile 2016

Nel 2015 l’e-commerce in Italia ha visto una vero boom di crescita, più che raddoppiata rispetto all’anno precedente, arrivando ad un + 19%, e facendo raggiungere al fatturato italiano delle vendite on line quasi 29 miliardi di euro. E’ quanto emerge dal report “E-commerce in Italia 2016”, redatto dalla società Casaleggio e Associati, considerato a tutti gli effetti uno dei principali riferimenti in materia. Solo 10 anni fa il settore aveva un giro d’affari di poco più di 2miliardi e già questo dato ci fa capire l’importanza che sta assumendo il commercio on line nel mercato nazionale. 
Il report sottolinea che questa crescita arriva, tuttavia, soprattutto dai retailer esteri entrati in Italia con campagne pubblicitarie aggressive, oltre che da marketplace come Amazon, a cui si deve la crescita importante del settore dei centri commerciali on line, che hanno registrato nel 2015 un +140% di fatturato.
L’e-commerce italiano sembra quindi ad appannaggio soprattutto degli operatori esteri, che entrano in Italia beneficiando degli investimenti in servizio e tecnologia già sostenuti in altri Paesi, mentre anche colossi come Poste Italiane decidono di chiudere le loro iniziative di e-commerce.
Secondo il rapporto di Casaleggio e Associati il mercato dell’editoria ritorna a crescere in modo importante, ma solo grazie ai contenuti digitali come e-book, ad esempio su Kindle, film in streaming su Netflix e musica in download su iTunes e streaming su Spotify. Un altro mercato importante che è cresciuto, grazie agli ingenti investimenti pubblicitari nell’ultimo anno, è quello del food delivery (la consegna a domicilio di alimenti) nei suoi vari modelli di business, che ha avuto un balzo in avanti del fatturato del 77%. Secondo il report sull’e-commerce in Italia, Amazon Prime Now, che offre la consegna del fresco, farà forse ripartire gli investimenti, finora fatti quasi a titolo di esperimento, da parte dei principali brand delle distribuzione tradizionale, che potrebbero essere spiazzati dal modello di consegna in un’ora dall’acquisto. Altri settori come moda, casa e arredamento e salute e bellezza sono in crescita, ma con un fatturato on line ancora ridotto in termini assoluti e proporzionalmente al mercato e-commerce nel suo complesso.
Il Rapporto evidenzia, inoltre, i trend dell’e-commerce in Italia. Prima di tutto emerge la sempre maggiore importanza del canale mobile, con le App degli smartphone che diventano il principale mezzo di acquisto, “perché permettono – scrive il rapporto – una maggiore frequenza di interazione e una migliore user experience”. Altro aspetto da non sottovalutare è che, “sono gli operatori più grandi che crescono maggiormente e che riescono a investire in advertising ed innovazione tecnologica”. Interessante anche un paradosso, messo in evidenza da Casaleggio e Associati: il fatto che molti operatori dell’e-commerce abbiano investito in pubblicità televisiva per far conoscere il brand e sviluppare le vendite on line in Italia. Come dire che la cara, vecchia, tivù, ha ancora una funzione promozionale importante e che il web, da solo, non basta.
In crescita, anche i siti di e-commerce che si basano sulla sharing economy, vale a dire l’economia della condivisione, e che da settori come il turismo e i trasporti si stanno spostando anche sull’alimentare, la cosmetica e persino sui gioielli da affittare.
Abbiamo visto come l’e-commerce stia premiando i grandi marchi, ma questo non significa che i “piccoli” non abbiano chance. In questo senso la ricerca mette in evidenza il ruolo sempre maggiore dei marketplace, vale a dire siti che ospitano i “negozi virtuali” di altri operatori, anche di ridotte dimensioni (Amazon ed eBay sono i più conosciuti): la crescita della percentuale di aziende che utilizzano questo canale di vendita va dal 33% del 2015 all’attuale 41%.
“L’acquisto on line sui marketplace, che per l’acquirente rappresentano sia un luogo dove trovare i prodotti che cerca, sia in alcuni casi un fattore di sicurezza – scrive il Rapporto -  è un fenomeno largamente affermato all’estero e che si sta pienamente sviluppando anche in Italia. Nonostante la maggior parte dei merchant italiani non abbia ancora attivato la vendita sui marketplace, l’interesse è molto forte e molti manifestano la volontà di iniziare a breve”. Le vendite sui marketplace rappresenta, per la maggior parte dei merchant, ancora una percentuale contenuta rispetto al totale del fatturato (per il 74% delle aziende questo canale rappresenta meno del 10% del fatturato) tuttavia le vendite on line sono in crescita e hanno potenzialità di sviluppo sia per il mercato interno, sia verso l’estero, in questo caso grazie anche agli strumenti messi a disposizione del marketplace stesso, ad esempio per le traduzioni dei testi o il cambio della valuta. Tra le problematiche che frenano questo sviluppo, la bassa marginalità e la forte concorrenza sul prezzo.
Su tutto, resta comunque una considerazione: mentre la ripartenza dei consumi stenta in generale a farsi sentire, registrare crescite a doppia cifra sull’e-commerce è un segnale che le abitudini dei consumatori stanno comunque cambiando in modo repentino e l’opzione on line non va dunque ignorata dai negozi tradizionali.





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