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IN VENETO I TURISTI STRANIERI PREFERISCONO GLI ALBERGHI

E' quanto emerge da un'analisi del Ciset su dati della Banca d'Italia: la crescita degli introiti in regione è stata trainata soprattutto dai pernottamenti in hotel

giovedì 12 maggio 2016

Una recente conferenza del Ciset (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica, che fa riferimento all’Università Ca’ Foscari di Venezia) permette di avere un quadro interessante della spesa del turismo internazionale in Veneto, se raffrontata alle altre regioni. L’analisi del Ciset si basa sui dati di incoming e outcoming, relativi al 2015, forniti da Banca d’Italia e al di là degli aspetti generali riguardanti tutto il Belpaese (di cui comunque parleremo), alcuni focus sul nostro territorio possono fornire spunti di analisi da approfondire.
E’ da notare, ad esempio, che la ricchezza generata dal turismo in Italia si concentra principalmente in 5 regioni che totalizzano il 67,5% della spesa dei turisti internazionali e il 63% del valore aggiunto turistico: si tratta di Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia Romagna.
Nel 2015 in Veneto la spesa dei viaggiatori stranieri è cresciuta dell’8,2%, in forte accelerazione rispetto all’anno precedente (dove si era registrato un +1,3%). L’aumento, secondo Banca d’Italia, è stato pressoché interamente determinato dalla spesa dei vacanzieri (+10,6%) e in particolare quelli diretti alle città d’arte, mentre risultano stagnanti gli introiti da viaggi di lavoro. Aspetto da non sottovalutare, sempre secondo questi dati, è che al contrario del 2014, l’anno scorso la crescita degli introiti in regione è stata trainata soprattutto dai pernottamenti nelle strutture alberghiere, cresciuti ben più della spesa di chi ha alloggiato in strutture extralberghiere. A contribuire a questa crescita degli introiti in regione, soprattutto i viaggiatori statunitensi e britannici, grazie anche al deprezzamento dell’euro rispetto alle rispettive valute, ma anche ai tedeschi. Fortemente in calo le spese dei cittadini russi per effetto del deprezzamento del rublo e della crisi economica in quel Paese.
Un altro dato da tenere in considerazione riguarda la spesa domestica nel periodo analizzato, vale a dire dal 2000 al 2014. Se da un lato si deve registrare un calo vertiginoso nel 2014 rispetto al picco positivo del 2008 (45,5 miliardi di euro contro 66,7), dall’altro va detto che, secondo Banca d’Italia, la flessione è imputabile principalmente al dimezzamento dei viaggiatori domestici negli alloggi privati, mentre il loro numero negli hotel e negli altri alloggi collettivi è leggermente aumentato. La regione con gli introiti domestici più alti nel 2014 è stata l’Emilia Romagna (5,3 mld di euro), seguita da Lombardia (4,6 mld), Toscana (3,8 mld) e Veneto (3,7 mld).
Dunque ancora una volta il settore alberghiero sembra riuscire a tenere le posizioni, nonostante le difficoltà del contesto.
Infine vediamo i dati generali, così come riportati in una nota del Ciset, per il quale il 2015 è stato un anno positivo per il turismo straniero in Italia, con benefici evidenti sull’economia nazionale. Le spese dei viaggiatori esteri sono cresciute del +3,8%, superando i 35,5 mld di euro ed eguagliando la crescita già registrata nel 2014 (+3,6%). Il valore aggiunto generato dai loro consumi (considerando sia gli effetti diretti che quelli indiretti e indotti) è pari a 37,6 mld di Euro, che corrisponde ad un incremento di ricchezza prodotta del +2,4% in termini reali, a fronte di un aumento del PIL italiano complessivo del +0,6%.
L’aumento della spesa internazionale ha beneficiato tutte le principali macro-aree di destinazione dei turisti: in particolare il Sud e le isole, seguito dal Nord Italia  e, in misura minore, dalle regioni del Centro.
Considerando le diverse tipologie di prodotto, andamento positivo per il turismo balneare, consolidamento per il culturale tradizionale, mentre significativo successo per la vacanza verde e attiva, nonostante valori di spesa ancora contenuti rispetto alle altre due tipologie. Buone anche le performance per la vacanza al lago, mentre in flessione la spesa per il soggiorno ai monti.
Se guardiamo al contesto nazionale (e non dunque al solo Veneto che abbiamo riportato precedentemente), tra i mercati di origine, sono i francesi a registrare l’andamento più dinamico, seguiti dagli abitanti del Regno Unito e dai tedeschi. Molto positiva anche la crescita della spesa degli  e in calo, invece, il fatturato generato dai paesi BRIC, data la contrazione dei mercati russo e cinese.
Anche il turismo degli italiani all’estero è risultato in aumento. Il movimento è cresciuto del +2,4% rispetto al 2014, i pernottamenti del +1,4%, mentre la spesa del +1,5%, con un aumento sia del turismo di vacanza che di quello business. L’impatto di fattori geo-politici ed economici ha tuttavia modificato la geografia dei flussi di vacanzieri, penalizzando alcune tra le destinazioni più popolari (ad esempio, Tunisia, Turchia ed Egitto) ed avvantaggiando altre mete, non solo europee (Spagna), ma anche di lungo raggio (come Tailandia e Giappone). Da notare il caso della Grecia, da sempre meta top dell’estate, che pare subire l’effetto Grexit, e quello della Francia, che invece compensa la forte contrazione di arrivi a Parigi (effetto Charlie Hebdo e Bataclan) con un significativo aumento di turisti italiani in Costa Azzurra e in altri dipartimenti. Il turismo “all inclusive” è quello che soffre di più per questi andamenti (i turisti con pacchetto diminuiscono del 12%, il fatturato da essi generato del -9,8%) rispetto a quello indipendente, ma l’aumento dei viaggi di lungo raggio verso destinazioni costose e la tenuta dei segmenti up-market evidenzia un aumento della spesa media pro capite per pacchetto (+3,5% rispetto al 2014).
Il saldo netto della bilancia dei pagamenti turistica in Italia rimane perciò positivo e pari a 13.544 milioni di euro (12.527 mln, +8,1%).

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