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TIMIDI SEGNI DI RIPRESA, MA LA CRISI HA FATTO DANNI ENORMI

"Dalla grande recessione alla ripresa? Segnali positivi ma fragili": la ricerca dell'Ufficio Studi Confcommercio fa un focus sul periodo 2008 - 2014

giovedì 09 giugno 2016
Fonte: Confcommercio Nazionale

La recessione iniziata nel 2008 ha significato per le famiglie un calo di oltre il 10% del reddito disponibile, di circa il 7% della spesa in termini reali e del 36% del risparmio. Inevitabilmente, il numero delle famiglie assolutamente povere è cresciuto del 78,5%, mentre i "poveri assoluti" hanno superato nel 2014 i 4 milioni (+130% rispetto al 2007). Nel 2015, finalmente, l'inversione del ciclo: reddito disponibile e spesa delle famiglie in termini reali sono cresciuti dell'1% circa, mentre il risparmio è aumentato di circa mezzo punto percentuale. Sono alcune delle cifre principali contenute nella ricerca "Dalla grande recessione alla ripresa? Segnali positivi ma fragili", realizzata dall'Ufficio Studi Confcommercio e divulgata in occasione dell'Assemblea 2016 della Confederazione.

Sono molte le cifre che "raccontano" la gravità della crisi, la seconda più grave nella storia nazionale dalla proclamazione del Regno d'Italia: tra il 2008 e il 2014, ad esempio, il Pil è sceso del 9% in volume, con un crollo degli investimenti di oltre il 30%, tornando sugli stessi livelli del 1996. "È come se le famiglie italiane – dice l'Ufficio Studi - avessero spostato indietro di un ventennio l'orologio del proprio tenore di vita".

Negli anni della recessione, per continuare, sono andati distrutti oltre un milione e 800mila posti di lavoro per l'economia nel suo complesso, oltre un milione e 300mila dei quali nell'industria, mentre il numero di imprese registrate si è ridotto di oltre 86mila unità. Nel 2015 Pil e investimenti in termini reali sono finalmente tornati in positivo con una crescita di poco inferiore all'1% e anche l'occupazione è salita di oltre 190mila unità per l'intera economia.

Il sistema delle imprese, invece, è sì tornato a crescere, ma solo di circa 14mila unità. Passando ai consumi, nei sette anni della crisi, la spesa alimentare si è contratta in quantità di oltre il 12% e gli acquisti di beni durevoli  del 25% circa. Anche qui nel corso del 2015 le principali funzioni di consumo sono tornate a crescere in quantità, ma è comunque un recupero assai modesto rispetto a quanto perso durante la recessione. Per il 2016 l'Ufficio Studi Confcommercio evidenzia "segnali di rafforzamento della produzione industriale e dei consumi delle famiglie, che soprattutto nelle variazioni tendenziali, lasciano ritenere che complessivamente l'anno in corso potrebbe evidenziare un incremento produttivo rispetto al 2015 stimabile attorno ad un punto e mezzo percentuale", mentre vanno meglio sia il mercato del lavoro che l'accesso al credito per le imprese.

Questa ripresa sostanzialmente modesta dipende dai pesanti ritardi strutturali del sistema-Paese, soprattutto il deficit qualitativo del capitale umano, le carenze nelle reti dei trasporti e delle comunicazioni, l'eccesso di carico burocratico, i divari di legalità tra le diverse aree territoriali e l'eccesso di pressione fiscale su imprese e famiglie.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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