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LA "CURA" DEL COMMERCIO E DEL TURISMO PER RILANCIARE LE CITTÀ

Analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio sull'evoluzione negli ultimi dieci anni delle attività commerciali, turistiche e dei servizi nei centri storici e nelle periferie

mercoledì 06 marzo 2019
LA "CURA" DEL COMMERCIO E DEL TURISMO PER RILANCIA LA "CURA" DEL COMMERCIO E DEL TURISMO PER RILANCIA

Come l'evoluzione delle attività commerciali, turistiche e dei servizi ha cambiato il volto delle città, dai centri storici alle periferie, negli ultimi 10 anni, il ruolo del commercio ambulante e le proposte per riqualificare i centri urbani e scongiurare il rischio di desertificazione commerciale. Questi i principali temi che sono stati al centro di un'analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio realizzata su 120 città (tutti i capoluoghi di provincia più 10 comuni di media dimensione).

I centri storici perdono il 13% dei negozi in sede fissa nel periodo 2008-18, -14% al sud con divario di 4 punti percentuali rispetto al centro-nord. Rispetto alle periferie il divario è di circa il 3%. Secondo il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, c'è un evidente effetto composizione dei consumi. Crescono negozi tecnologia e farmacie, cade il numero di negozi tradizionali, che escono dai centri storici per trasformarsi nell'offerta delle grandi superfici specializzate fuori dalle città. Il calo dei consumi reali pro capite ha comportato una perdita di negozi in sede fissa. Quando salgono i consumi il numero di negozi resta stabile. L'impatto della popolazione è positivo, la sua riduzione determina maggior desertificazione delle città. Bella ha sottolineato che secondo le stime dell'Uffcio Studi, "il 70-80% della riduzione dei negozi dei centri storici è dovuto a razionalizzazione e scelte relative a scarsa redditività e competizione con e-commerce, centri commerciali, parchi e outlet".

Sangalli: "Serve un piano nazionale per la rigenerazione urbana"

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, è interventuto alla conferenza stampa sul ruolo del commercio e del turismo per rilanciare i centri urbani. "La riduzione dell'offerta commerciale, secondo il nostro Ufficio Studi 64 mila negozi in meno negli ultimi dieci anni, e una disordinata evoluzione delle strutture di ristorazione e alloggio stanno impoverendo le nostre città che, ora più che mai, devono essere rilanciate". "C'è, dunque bisogno - ha detto Sangalli - di un piano nazionale per la rigenerazione urbana, fondato sul riconoscimento del rapporto strettissimo tra commercio e vivibilità delle nostre città, e di misure dedicate all'innovazione delle piccole superfici di vendita. "Città più belle e attrattive danno sicurezza e fiducia: costituiscono un grande valore sociale ed economico per i nostri territori. Commercio, turismo e servizi vivono delle città e le fanno vivere."

L'analisi di Confcommercio Veneto

Crescono i negozi di tecnologia e le farmacie, cala il numero di negozi tradizionali, che escono dai centri storici per trasformarsi nell’offerta delle grandi superfici specializzate fuori dalle città. Alberghi e ristoranti fioriscono ovunque. È il quadro che emerge dall’Osservatorio di Confcommercio sulla demografia delle imprese in 120 città italiane, presentato oggi a Roma, nella sede nazionale della Confederazione.

Non fa eccezione il Veneto, dove il commercio al dettaglio nelle sole 7 città capoluogo ha registrato negli ultimi 10 anni (2008-2018) un calo complessivo fra centri storici e periferie di 758 attività (-631 solo nei centri storici), passando dalle 11.348 del 2008 alle 10.590 del 2018 (-7%). A soffrire di più, i centri urbani, che si sono letteralmente svuotati, con un travaso di attività dal cuore delle città ai centri commerciali delle periferie, dove non risiede la popolazione. Nel 2018 infatti le attività nei centri storici delle città prese in esame erano 4.207, contro le 6.383 delle periferie (con una differenza a favore di queste ultime di 2.176 negozi).

Aumentano le farmacie, che nel 2018 registrano 393 punti vendita, 105 in più rispetto al 2008 (40 in più nei centri storici e 65 in più nelle periferie), diminuiscono i negozi di generi alimentari, che passano dai 1300 del 2008 ai 1228 del 2018, con una chiusura di 102 negozi, la maggior parte dei quali nel centro città.

Fiorisce, con un vero e proprio exploit, il fronte del turismo e dell’enogastronomia, passando in 10 anni da 6.511 a 7.419 attività: 908 nuove realtà tra alberghi, bar e ristoranti (+14%).

"La riduzione dell'offerta commerciale e la convulsa e disordinata evoluzione delle strutture di ristorazione e alloggio stanno impoverendo le nostre città che ora più che mai devono essere rilanciate – afferma il presidente di Confcommercio Veneto Massimo Zanon – Che il turismo sia una grande fonte di ‘energia’ per la nostra economia non c’è dubbio, ma vanno regolamentate le strutture extra alberghiere per evitare, specie nel caso delle città d’arte,  lo spopolamento dei centri storici. E vanno rivitalizzati i centri urbani per contrastare la desertificazione commerciale, dettata dalla concorrenza della grande distribuzione, ma oggi, in misura maggiore, dai processi di innovazione digitale. La conservazione degli usi dei centri storici passa anche per la capacità delle singole imprese di dotarsi di nuovi strumenti e competenze”.

Confcommercio da anni opera per la qualità di vita dei centri urbani. Anche in Veneto, con l’intesa sottoscritta con ANCI, si sono susseguiti incontri del Laboratorio nazionale per la rigenerazione urbana, durante i quali le associazioni territoriali e le rispettive amministrazioni comunali si sono confrontate sulle progettualità in corso. Il programma di attività per il 2019 mira a consolidare quest’esperienza, con approfondimenti legislativi che rendano il commercio urbano elemento centrale nella gestione dello spazio pubblico.



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