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LUDOPATIA: IL VENETO STRINGE LE MAGLIE

Obiettivo della nuova legge: arginare il problema del gioco patologico. Le norme si applicano a partire dalla nuova programmazione

mercoledì 04 settembre 2019

Una legge di riordino, che fa chiarezza e mette dei paletti, stabilendo distanze minime, orari di apertura, aumento di tassazione e sanzioni, al fine di contrastare la piaga della ludopatia. Il provvedimento, approvato a inizio settembre dall’aula di palazzo Ferro-Fini, fa ordine tra le diverse norme adottate dalla Regione del Veneto dal 2015 in poi e dà certezza agli enti locali che, con ordinanze proprie, hanno adottato ordinanze e regolamenti su distanze e orari.
La nuova legge stabilisce infatti, distanze minime di 400 metri dai luoghi sensibili, orari di apertura (che la Giunta fisserà per fasce uguali su tutto il territorio veneto per evitare migrazioni tra una zona e l’altra), aumento massimo dell’aliquota Irap (lo 0,92 per cento rispetto allo 0,20 previsto dall’articolo 20 del collegato del 2015) e sanzioni fino a 6 mila euro.

Le nuove norme però - puntualizza una nota della Regione Veneto -, si applicano alla nuova programmazione e non all’esistente, poiché una legge non può essere retroattiva.

Il Veneto, ha ricordato l’assessore regionale alla sanità e al sociale Manuela Lanzarin, è la terza regione in Italia per quantità di denaro giocata alle cosiddette ‘macchinette’ (AWP) e alle videolottery. Nel 2017 il volume delle giocate complessive nel territorio regionale ha superato i 6,1 miliardi di euro, di cui tre quarti alle new slot, con una spesa pro capite (compresi neonati e centenari) di 1244 euro. Si stima che i giocatori d’azzardo problematici siano 32.500 (cioè lo 0,8 % della popolazione attiva) e che quelli patologici, che cioè si rivolgono ai Servizi pubblici per le dipendenze, siano tra i 3.700 e i 3.200.

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