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CLIMA: DIECI ANNI DI TEMPO PER INTERVENIRE

Secondo il rapporto internazionale IPCC possiamo ancora fare molto per mantenere l’innalzamento della temperatura globale sotto gli 1,5°C dell’era pre-industriale

martedì 11 aprile 2023
CLIMA: DIECI ANNI DI TEMPO PER INTERVENIRE CLIMA: DIECI ANNI DI TEMPO PER INTERVENIRE

Ci sono opzioni multiple, fattibili ed efficaci per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall'uomo, e sono disponibili ora. È quanto hanno recentemente affermato gli scienziati nell'ultimo gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) che ha pubblicato a fine marzo la periodica relazione sul clima. L’IPCC, va ricordato, è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. È stato istituito nel 1988 dalla World Meteorological Organization (WMO) e dall'United Nations Environment Program (UNEP) come un contributo, da parte delle Nazioni Unite, per fornire ai governi di tutto il mondo una chiara visione scientifica dello stato attuale delle conoscenze sul cambiamento climatico e sui suoi potenziali impatti ambientali e socio-economici.
Cosa ci ha detto, allora, l’ultimo rapporto? In sintesi l’IPCC sottolinea l'urgenza di intraprendere azioni più ambiziose: se agiamo ora possiamo ancora garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti.
Nel 2018, l'IPCC aveva evidenziato la portata senza precedenti della sfida richiesta per mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C. Cinque anni dopo, quella sfida è diventata ancora più grande a causa di un continuo aumento di emissioni di gas serra. Il ritmo e la portata di ciò che è stato fatto finora e i piani attuali, sono, infatti, insufficienti per affrontare il cambiamento climatico.
Più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili, di consumo di energia e di territorio a ritmi insostenibili ha portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali. “Ciò ha comportato – dicono gli scienziati dell’IPCC - più frequenti e più intensi eventi meteorologici estremi, che hanno causato sempre più pericolosi impatti sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo”.
Ogni incremento del riscaldamento si traduce in un rapido aumento dei pericoli. Ondate di caldo più intense, piogge più pesanti e altri eventi meteorologici estremi (come la siccità) aumentano ulteriormente i rischi per la salute umana e gli ecosistemi. E con l’aumento del riscaldamento globale aumenta anche l'insicurezza alimentare e idrica.

Cosa fare dunque? Nel prossimo decennio è essenziale un'azione accelerata per l'adattamento ai cambiamenti climatici, perché, sostengono gli scienziati, “mantenere il riscaldamento a 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali richiede riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni di gas serra in tutti i settori. Le emissioni dovrebbero essere infatti ridotte di quasi la metà entro il 2030, se si vuole limitare il riscaldamento a 1,5°C”. Le scelte compiute nei prossimi anni giocheranno dunque un ruolo fondamentale nel decidere il nostro futuro e quello delle generazioni che verranno.

Secondo gli esperti un ruolo centrale lo avrà la finanza, come stimolo agli investimenti con finalità ambientale. “Aumentare i finanziamenti per gli investimenti climatici – dicono in IPCC - è importante per raggiungere gli obiettivi climatici globali. I governi, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori, sono fondamentali” così come altri attori finanziari, ad esempio banche centrali e autorità di regolamentazione. Non è un caso, dunque, se sempre più le imprese sono chiamate a dimostrare di mettere in campo azioni sostenibili e un percorso di transizione green per accedere a contributi pubblici o per richiedere finanziamenti agkli istituti di credito, i quali valutanio la mancanza di politiche di sostenibilità come un fattore di rischio.

“Esistono misure politiche collaudate che possono funzionare per ottenere profonde riduzioni delle emissioni e resilienza climatica se vengono ampliate e applicate in modo più ampio” sottolinea il Rapporto. Si tratta di coordinare meglio quanto già si sta facendo: “se la tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate vengono condivise e vengono messi a disposizione fin d'ora finanziamenti adeguati – si legge nella sintesi finale del rapporto -, ogni comunità può ridurre o evitare i consumi ad alta intensità di carbonio. Allo stesso tempo, con investimenti significativi nell'adattamento, possiamo evitare l'aumento dei rischi, in particolare per i gruppi e le regioni vulnerabili”.

Il clima, gli ecosistemi e la società sono interconnessi. Una conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% delle terre emerse, delle acque dolci e degli oceani della Terra contribuirà, per gli esperti dell’IPCC, a garantire un pianeta sano. E anche le aree urbane offrono un'opportunità su scala globale per un'azione climatica ambiziosa che contribuisca allo sviluppo sostenibile.

In sostanza, i cambiamenti nel settore alimentare, dell'elettricità, dei trasporti, dell'industria, degli edifici e dell'uso del suolo possono ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Allo stesso tempo, possono rendere più facile per le persone condurre stili di vita a basse emissioni di carbonio, il che migliorerà anche la salute e il benessere. Così come una migliore comprensione delle conseguenze del consumo eccessivo può aiutare le persone a fare scelte più informate.
Dunque la politica e la finanza hanno un ruolo centrale, ma non possiamo ignorare quanto ognuno di noi può fare.
Ecco dunque l’importanza di analizzare il proprio impatto ambientale per attuare misure migliorative. Anche Confcommercio sta contribuendo alla sensibilizzazione delle imprese rappresentate: uno strumento è il questionario Imprendigreen che consente di analizzare quali sono le aree di miglioramento sulle quali ogni attività può intervenire per essere più sostenibile dal punto di vista ambientale.

ATTENZIONE: La notizia è riferita alla data di pubblicazione dell'articolo indicata in alto, sotto il titolo. Le informazioni contenute possono pertanto, nel corso del tempo, subire delle variazioni non riportate in questa pagina, ma in comunicazioni successive o non essere più attuali.

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