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FATTURATO E CLIENTI GIU’, MA IL TERZIARIO VICENTINO RESISTE

La fotografia dell’Osservatorio economico-occupazionale di Confcommercio Vicenza sul commercio, turismo e servizi. Il presidente Sergio Rebecca: “Situazione critica con qualche spiraglio di fiducia: urgente far ripartire i consumi”

giovedì 20 agosto 2020

Hanno subito un forte calo di fatturato e clienti, sono preoccupate per un possibile ritorno di fiamma del virus in autunno, ma vogliono mantenere il più possibile i livelli occupazionali. È la fotografia scattata dell’Osservatorio economico-occupazionale di Confcommercio Vicenza riferita al primo semestre 2020, con il quale l’Associazione ha voluto rilevare la situazione economica e il sentiment delle imprese del commercio, turismo e servizi della provincia.
I dati elaborati dalla Confcommercio provinciale su un campione di 550 imprese suddivise per le principali macro aree settoriali riescono a dare un’idea di quanto l’emergenza Covid abbia inciso negativamente sul terziario di mercato ed in particolare sui settori che hanno più sofferto; ma emergono anche segnali meno drammatici di quanto si possa pensare sul fronte della fiducia.

“Purtroppo danni e criticità sono notevoli e c’è la percezione che gli aiuti arrivati fin qui siano ancora largamente insufficienti – è l’analisi di Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza -. Ciò nonostante le nostre imprese resistono sia per la tenacia di chi le guida, sia per un territorio che ha saputo mantenere una sua “biodiversità” economica capace di salvaguardarci rispetto, ad esempio, a città e territori a prevalente economia turistica”.

Questo non significa, ovviamente, che nel Vicentino l’emergenza Covid non abbia colpito duramente il commercio, il turismo e il settore dei servizi. I dati, in questo senso sono chiari. Nell’autovalutazione dello stato di salute delle imprese del terziario vicentine, effettuata dall’Osservatorio, chi ritiene che la propria impresa versi in uno stato “Non Buono” o addirittura “Pessimo” sopravanza di 12 punti percentuali chi lo valuta “Buono” o “Ottimo”. A fine 2019 lo stesso indicatore vedeva le parti invertite. Tra i settori più in difficoltà com’era da immaginare, il Turismo, il Dettaglio di prodotti per la persona, i Servizi, la Ristorazione, la categoria degli Agenti e Rappresentanti di Commercio. In controtendenza principalmente, il settore Alimentare.

A influenzare questa valutazione, l’andamento del fatturato: il 76% delle aziende del campione ne denuncia la diminuzione, con variazioni, rispetto al primo semestre 2019, che vanno dal 31% in meno del Dettaglio prodotti per la persona, al -39% della Ristorazione e del settore Servizi, fino al -52% del Turismo. Se si considera che fino al lockdown di marzo tutti avevano ovviamente lavorato, ben si capisce il tracollo subito con lo stop per emergenza Covid-19. A fine giugno, tra l’altro, non si era ancora tornati alla normalità: basti pensare che alla richiesta, effettuata dall’Osservatorio, di confrontare un giorno tipo di fine giugno con una giornata pre lockdown, le imprese del terziario hanno mediamente riscontrato un calo di clienti del 45%.

Le aziende del commercio, turismo e servizi hanno però ancora risorse per proseguire e infatti l’indice di fiducia registrato dall’Osservatorio a fine giugno (calcolato come differenza tra la percentuale di aziende che prevede un miglioramento nel secondo semestre 2020 e la percentuale che prevede un peggioramento), seppur negativo di 4 punti non si discosta poi molto dal -2 registrato a fine giugno 2019. Inoltre, il 90% delle imprese ha dichiarato che non prevedere di chiudere l’attività entro la fine dell’anno. E la fiducia, le imprese del terziario la trovano soprattutto in loro stesse, perché il giudizio sugli aiuti ricevuti dalle istituzioni nel periodo di emergenza rimane particolarmente negativo: il 71% li giudica tra l’insufficiente e il gravemente insufficiente.

A dimostrare che il terziario vicentino guarda avanti, vi sono le previsioni occupazionali. Ad un 17% di imprese con dipendenti che prevede di dover licenziare nel prossimo semestre, si contrappone un altro 16% che invece prevede di assumere. Un valido “cuscinetto” occupazionale è certamente garantito dagli ammortizzatori sociali: il 51% prevede di utilizzarli anche nel secondo semestre, con picchi del 77% nel settore del Turismo. Nel primo semestre, a quanto rilevato dall’Osservatorio, il 69% delle imprese ha dichiarato di aver fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, con picchi del 96% nel Turismo e attorno al 70% nella Ristorazione e nel Dettaglio per la persona e la casa.

E se guardiamo alle preoccupazioni sul prossimo autunno, l’Osservatorio ha sondato il sentiment degli imprenditori su due fattori: il ritorno del virus o le scadenza fiscali e a vincere, con un 77% delle imprese che si sono dette preoccupate, è proprio l’ipotesi di un ritorno dell’emergenza Covid-19 con conseguente timore di nuovi lockdown. Il fisco rappresenta un problema sentito dal 40% delle imprese, soprattutto perché a settembre vi sarà una concentrazione di scadenze che metterà a dura prova le riserve di liquidità.

“Non c’è dubbio che sia giunto il momento di dare ancora ossigeno al commercio, turismo e servizi prevedendo uno slittamento di imposte e contributi almeno a fine anno – afferma il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca -. Questa manovra si rende necessaria perché non si intravede all’orizzonte un trend di consumi tale da far prevedere un benché minimo recupero delle perdite patite nei mesi scorsi. L’analisi diffusa oggi dall’Ufficio Studi della Confcommercio nazionale evidenzia come l’emergenza Covid abbia riportato i consumi ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni, mentre le spese obbligate – come affitti, bollette, assicurazioni –  crescono ed erodono quasi il 44% del budget familiare. Non si capisce, dunque, perché siano scomparsi dai “radar” del Decreto di agosto i bonus consumi inizialmente annunciati: se non si aiutano i consumi interni a ripartire, infatti, l’economia non crescerà e le conseguenze, a fine anno, potrebbero essere davvero drammatiche”.

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