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TRASPORTI E SOSTENIBILITA': SERVE UN CAMBIO DI PASSO

Presentato in apertura del quarto Forum Internazionale di Conftrasporto-Confcommercio a Cernobbio il Rapporto "Riflessioni sul sistema dei trasporti in Italia"

lunedì 08 ottobre 2018
La conferenza di apertura del Forum di Cernobbio La conferenza di apertura del Forum di Cernobbio
Fonte: Confcommercio nazionale

In un'economia che viaggia spedita e su mezzi sempre più tech, occorre un cambio di passo. Anche in tema di strumenti che regolano la sostenibilità dei trasporti. È quanto emerge dal Rapporto dell'Ufficio Studi Confcommercio "Riflessioni sul sistema dei trasporti in Italia", realizzato in collaborazione con Isfort e presentato a Cernobbio in apertura del quarto Forum Internazionale di Conftrasporto-Confcommercio.

Lo studio parte dalla constatazione che la politica per la sostenibilità degli ultimi decenni si è basata su due pilastri: leva fiscale (‘chi più inquina più paga') e interventi infrastrutturali per favorire il trasporto via mare o rotaia, soprattutto in aree particolarmente sensibili come i valichi alpini. I risultati, però, non sono stati quelli auspicati, mentre al contrario l'intermodalità è cresciuta sul mare, dove dal 2005 al 2017 sono aumentati del 255% i traffici dei mezzi rotabili (camion, rimorchi e semirimorchi) imbarcati a bordo delle navi. In nome della sostenibilità ambientale, all'autotrasporto si chiede di pagare sotto forma di tassazione e pedaggi il costo dell'inquinamento prodotto: il risultato è che in Italia il prelievo del fisco sul gasolio per autotrazione è il più alto dell'area Ue: 60,6% contro una media europea del 55,9%. Le accise sui carburanti pesano 62 centesimi al litro e da quelle sul gasolio lo Stato incassa circa 20 miliardi di euro all'anno.

Sempre in tema fiscale il rapporto evidenzia poi un'anomalia evidente: l'autotrasporto paga in accise sul gasolio il doppio dei danni generati sull'ambiente e il paradosso è che ad essere penalizzati sono i mezzi meno inquinanti: un Euro6 paga 8.650 euro all'anno in più rispetto al danno ambientale prodotto. Nonostante questo, l'autotrasporto continua ad assumere un ruolo determinante nel sistema dei trasporti nazionale, movimentando il 60,2% del valore delle merci nel nostro Paese. La ricerca evidenzia poi che il trasporto commerciale sconta una carenza di infrastrutture e un'arretratezza logistica che fa perdere all'Italia 34 miliardi di euro all'anno di media. Basti pensare che si attende ancora l'adeguamento della rete ferroviaria italiana agli standard europei, oltre alla fine dei lavori delle gallerie di base delle Ceneri e del Brennero per consentire il passaggio delle merci da gomma a rotaia. Nello stesso tempo, dall'altra parte delle Alpi, Austria e Svizzera finanziano l'ammodernamento delle loro strutture per il trasferimento delle merci da gomma a rotaia con i nostri camion: dal 2000 al 2016 hanno infatti incassato 25 miliardi di euro in pedaggi: eppure il traffico stradale lungo la catena alpina è aumentato del 25% (anziché diminuire), mentre quello ferroviario è cresciuto di poco meno del 15%. Nonostante tutto ciò, l'autotrasporto continua ad avere un ruolo determinante nel sistema dei trasporti nazionale, movimentando il 60,2% del valore delle merci nel nostro Paese.

Sangalli: "E' ora di connettere l'Italia"

 Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, ha presentato i temi che saranno trattati nel corso del forum Internazionale di Conftrasporto di Cernobbio. "L'economia – ha detto Sangalli – è purtroppo entrata in una fase di rallentamento". "Sulle correzioni al ribasso del Pil e dei consumi per il 2019 del nostro Ufficio Studi pesano certamente i difetti strutturali della nostra economia: eccesso di pressione fiscale, burocrazia, carenze logistiche e deficit di legalità".  Sangalli si è quindi augurato che la manovra di bilancio "realizzi quella sintesi necessaria tra le misure per la crescita economica e il rispetto delle regole della finanza pubblica". "Tra i difetti strutturali ci sono anche quelli che riguardano i trasporti e la logistica; le carenze infrastrutturali del nostro Paese ci fanno perdere circa 34 miliardi di euro l'anno, cioè due punti di Pil; i nostri autotrasportatori subiscono la concorrenza sleale di operatori esteri; le nostre merci viaggiano più lentamente e con maggiori costi". "Il nostro è un Paese ancora largamente disconnesso un Paese che non è riuscito a far funzionare l'intermodalità. Senza peraltro far rispettare il principio chi meno inquina meno paga, principio che dovrebbe premiare con minori tasse chi usa veicoli più puliti, cosa che da noi purtroppo non avviene". "Per fortuna – ha aggiunto Sangalli - c'è anche una buona notizia: il traffico merci delle autostrade del mare nei porti italiani è cresciuto del 43% negli ultimi dodici anni. E' evidente che in questo scenario, anche grandi opportunità di crescita per il Paese, come la "Nuova via della Seta", rischiano di trasformarsi in occasioni mancate. In via generale, servono più investimenti, bisogna rimettere in moto i cantieri. E le risorse stanziate non mancano perché nell'ultimo Documento di economia e finanza c'è, per le infrastrutture, un quadro di programmazione di risorse da 110 miliardi di euro. Una programmazione preziosa per un Paese che, nell'ultimo decennio, ha accumulato un deficit infrastrutturale pari a 60 miliardi di euro. Le risorse, dunque, ci sono. Ma vanno semplificate le procedure previste dal Codice degli appalti, visto che in Italia servono, in media, 15 anni per realizzare un'infrastruttura strategica di trasporto". "L'Italia tutta, a cominciare da Genova e dalla Liguria – ha concluso Sangalli -  continua ad avere bisogno di connessioni rapide, efficienti e sicure. Da qui bisogna partire per evitare di perdere un intero comparto che è di fondamentale importanza per l'economia e le prospettive di crescita del Paese. Una nuova rotta per il futuro del settore noi l'abbiamo già da tempo individuata: promozione dell'accessibilità dei territori quale indispensabile leva competitiva; riduzione del peso delle accise, contrasto all'abusivismo e conferma delle risorse per una maggiore competitività delle imprese di autotrasporto; una strategia uniforme d'intervento sui porti e sulla "Nuova Via della Seta" che tuteli gli interessi nazionali; il completamento del processo di apertura alla concorrenza nel trasporto ferroviario e l'adeguamento della rete agli standard tecnici europei".

Manovra: "la crescita dello spread è motivo di preoccupazione"

Il livello dell spread "e' un motivo di preoccupazione per questo chiediamo con forza di capire come questo deficit può essere tradotto in maggiore crescita". Lo ha detto il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, a margine del Forum internazionale di Conftrasporto, commentando il livello dello spread tra Btp e Bund che oggi ha sfondato quota 300 punti.

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