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NEL VICENTINO UNA STAGIONE TURISTICA SEGNATA DAL CORONAVIRUS

Alberghi e ristoranti registrano vistosi cali del fatturato in tutta la provincia. L’Altopiano di Asiago “tiene” solo ad agosto; a picco le città d’arte

giovedì 27 agosto 2020

Giugno e luglio da dimenticare, agosto da salvare solo per l’Altopiano di Asiago e previsioni negative per settembre. Si può riassumere così l’andamento della stagione turistica vicentina vista con gli occhi di bar, ristoranti e strutture ricettive. A tracciare un bilancio, seppur provvisorio, di un’estate oramai agli sgoccioli è Confcommercio Vicenza, che nei giorni scorsi ha sondato l’andamento del fatturato relativo ad un campione di 200 attività associate della provincia appartenenti al comparto dell’ospitalità e dei pubblici esercizi.

I risultati, pur con differenziazioni tra imprese e aree, lasciano in generale intravedere pochissimi segnali positivi per il settore ricettivo e dei pubblici esercizi, che nelle scorse settimane hanno risentito ancora pesantemente dell’effetto Covid-19 su consumi e vacanze. Ad essere in controtendenza solo l’Altopiano di Asiago dove gli alberghi e i ristoranti, secondo quanto dichiarato da un campione di attività, hanno mediamente registrato ad agosto una sostanziale tenuta rispetto allo stesso mese del 2019 (+1,5% di fatturato per gli alberghi e +0,5% per i ristoranti), un dato positivo, dunque, ma che fa anche capire come il grande afflusso registrato in Altopiano nei weekend di questo mese fosse influenzato anche e soprattutto dal “ritorno” del popolo delle seconde case e dai turisti giornalieri.

Allargando lo sguardo a luglio, nell’Altopiano dei Sette Comuni cala di molto il segmento alberghi (-33,4% di fatturato rispetto al 2019), mentre la ristorazione contiene un po’ più i danni ad un -17%. A giugno perdite ancor più consistenti, con un -46,3% di fatturato negli alberghi, e -24,4% di fatturato in bar e ristoranti, sempre rispetto a giugno 2019.

Restando sulla montagna vicentina, la situazione è ancor peggiore a Recoaro Terme, a causa del funzionamento ridotto delle Fonti, mentre a Tonezza il settore alberghiero ha in parte perso l’indotto creato dagli stage e raduni che negli anni passati sfruttavano il fiore all’occhiello del paese, vale a dire gli impianti sportivi.

Scendendo in pianura, nelle aree a maggiore vocazione turistica il quadro disegnato dalla rilevazione di Confcommercio Vicenza rimane oltremodo critico.

Le strutture ricettive di Vicenza e dei comuni limitrofi che hanno risposto al questionario di Confcommercio hanno infatti mediamente registrato, nel confronto con il 2019, fatturati a picco a giugno (-57,6%), luglio (-50,8%) con un piccolo recupero ad agosto (-34,2%); mentre il settore ristorazione e bar vede un recupero a luglio (dal -34,2% di giugno a -26% a luglio), per tornare fortemente negativa ad agosto con un -32,6% rispetto allo stesso periodo del 2019. I dati non si discostano poi molto spostandoci nell’area di Bassano del Grappa e Marostica, dove alberghi, b&b e pubblici esercizi si mantengono per tutta l’estate in “terreno” fortemente negativo, anche in questo caso più contenuto solo ad agosto con un -38,9% in media nel confronto con lo stesso periodo del 2019 per gli alberghi ed un – 22,9% per bar e ristorazione.

Altro dato significativo per l’alberghiero, è quanto dichiarato dagli imprenditori del settore sulla permanenza media dei turisti nelle strutture, che è diminuita rispetto al 2019 per il 69% di chi ha risposto al questionario.

“Il quadro che emerge da questi dati non sorprende – è il commento di Sergio Rebecca, presidente di Confcommercio Vicenza -  ed è frutto di un mix di fattori tutti legati alle conseguenze dell’emergenza Covid-19. Si va dalla mancanza del turismo business al crollo delle presenze straniere e alle scelte degli italiani di privilegiare mare e montagna in questo periodo rispetto alle città d’arte. E’ vero che i nostri connazionali hanno riscoperto il Belpaese, ma è altrettanto vero che il turismo interno non basta per dare respiro ad un comparto che a livello provinciale si regge anche e soprattutto sull’indotto produttivo della nostra provincia e sulle fiere dell’oreficeria”.

Non a caso, nell’indagine realizzata da Confcommercio gli operatori dei settori alberghiero e dei pubblici esercizi hanno giudicato pessime, per il 45% le previsioni su settembre.

“Ci vogliono azioni forti di sostegno ai settori alberghiero e ristorativo – prosegue il presidente Rebecca nella sua analisi-: non possiamo permetterci che un mondo forte di oltre 5mila imprese nel complesso in provincia, sia lasciato solo ad affrontare un futuro fortemente incerto. Bonus, moratorie, ammortizzatori sociali aiutano nell’immediato e in questo senso il pressing del sistema Confcommercio sul Governo, in particolare di Fipe e Federalberghi, è stato incalzante. Ma serve anche lavorare sulla prospettiva del settore, su come sarà cioè il turismo vicentino, veneto e nazionale del post Covid-19, al fine di adeguare i piani di sviluppo aziendale; anche questo tema è stato più volte sottolineato in tutti i tavoli nazionali e locali in cui Confcommercio è stata coinvolta”.

Se si vuole trovare un elemento che bilancia un po’ questo quadro a tinte fosche per un comparto significativo del Terziario vicentino, è che il crollo del turismo non si è trasferito totalmente sul commercio. Un approfondimento realizzato da Confcommercio Vicenza, attraverso delle interviste telefoniche a opinion leader del dettaglio situati nei centri storici, fa emergere pure aspetti positivi nei vari territori. Anche se ovviamente le situazioni possono differenziarsi a seconda del tipo di attività e di merceologia, i negozianti vedono, insomma, timidi segnali di ripresa. Sull’Altopiano di Asiago, complice anche il massiccio ritorno sul territorio dei proprietari di seconde case, c’è tra i negozianti chi ha registrato tutta l’estate un trend in miglioramento rispetto al 2019, con picchi più che positivi nei weekend. Situazione simile, per restare in montagna, anche a Tonezza, dove il commercio ha tenuto rispetto all’anno scorso, mentre non è così a Recoaro Terme.

A Vicenza il “movimento” non è sin qui mancato sia per i tanti vicentini rimasti in città, sia per una “riscoperta” del piacere di una passeggiata nelle vie e nelle piazze a caccia di qualche acquisto, complice una stagione di promozioni e saldi. Un trend, questo, confermato anche a Marostica e Bassano del Grappa e che è comunque accomunato anche da una propensione alla spesa ridotta rispetto al passato: insomma, si compra, ma lo stretto necessario e con molta attenzione al portafogli. Che ci sia un ritorno nei negozi dei clienti fidelizzati è comunque un po’ il leitmotiv di tutto il Vicentino, pur con sfumature diverse.

Su tutto, però, grava l’incertezza sull’andamento dei contagi da Coronavirus di questi giorni, perché il fattore paura rischia di bloccare il processo di ritorno alla normalità timidamente avviato nelle scorse settimane.

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