Già oggi, le applicazioni di AI consentono di automatizzare attività standardizzate, ripetitive e di routine, e di aumentare le capacità umane in attività più complesse. Ma nel 2035, nell’era delle tecnologie generative, cambierà profondamente il modo di imparare, riflettere e immaginare delle persone. Ne sono certi al Politecnico di Milano, il prestigioso istituto universitario, che ha diffuso nei giorni scorsi i risultati dell’Osservatorio FUTURES | Sense Making by System Thinking, uno degli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori Digital Innovation della POLIMI School of Management (www.osservatori.net) che affrontano tutti i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione.
La seconda edizione dell’Osservatorio ha esplorato gli approcci pionieristici alla creazione del futuro nell’era delle tecnologie generative, identificando i futuri “distanti” nei processi aziendali di produzione e assorbimento della conoscenza nel 2035, in particolare nell’attività di ricerca (scoperta di opportunità), nell’innovazione (creatività e progettazione), nella gestione delle risorse umane (crescita del capitale umano) e nel people management (benessere e coinvolgimento). Dopo aver identificato i “futuri prossimi” sulla base di oltre 30 trend più diffusi di come le tecnologie cambieranno i processi aziendali, 50 professionisti organizzati in team interaziendali hanno lavorato per riflettere collettivamente e progettare futuri di significato e desiderabili, disegnandone 8 alternativi che in buona parte hanno sovvertito le previsioni dei trend attuali. I risultati della ricerca sono fruibili a questo link.
Per i ricercatori, nel futuro potremo contare sugli “antroscienziati” con profili ibridi tra l’intuizione umana e l’indagine scientifica, che indagheranno il modo in cui individui, culture e società interagiscono con le tecnologie, gli ambienti e le organizzazioni, per tradurre comportamenti, valori e motivazioni umani in idee per l’innovazione, le politiche e la progettazione organizzativa. Tra i profili immaginati anche quello degli “symfoodist”, ricercatori con competenze transdisciplinari che uniscono scienza alimentare, psicologia sensoriale ed etica con la conoscenza dell’intelligenza artificiale, per progettare sistemi nutrizionali in grado di attivare il flusso creativo, il recupero psicologico e l’allineamento metabolico con i ritmi circadiani e cognitivi. E ancora gli “empathitect”, facilitatrici di ecosistemi umani, che progetteranno architetture emozionali per comunità e organizzazioni, creando ambienti in cui le persone possono esprimere appieno il loro potenziale in armonia con i ritmi collettivi.
È certamente rassicurante che nel “futuro distante”, quello esplorato dal Polimi, si rifiuta l’idea che le tecnologie generative siano partner autonomi che prendono decisioni indipendenti: per i ricercatori dell’Osservatorio le tecnologie AI saranno invece guidate intenzionalmente. Si rifiuta, poi, anche la visione delle tecnologie generative come semplici amplificatori della cognizione umana: l’AI – spiegano - ha il potenziale di migliorare la percezione dei segnali corporei interni, aiutando i ricercatori a diventare più consapevoli dei propri pregiudizi, rafforzare il ragionamento intuitivo e sviluppare una visione più profonda del mondo.
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