Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Sostegni, che distribuisce i 32 miliardi di extradeficit autorizzati dal Parlamento in cinque macro-capitoli)
Si tratta di fatto della prima manovra economica del governo Draghi..
L’approvazione è stata ritardata di qualche ora a causa dei contrasti fra i partiti della maggioranza sulla questione dello stralcio delle vecchie cartelle esattoriali: alla fine la mediazione trovata concerne le cartelle affidate dal 2000 al 31 dicembre 2010, fino a 5mila euro e con un tetto di reddito a 30mila euro. Sul fronte fiscale restano sospesi fino al 30 aprile i versamenti delle cartelle in pagamento e gli avvisi esecutivi ed è stato prorogato di 12 mesi il termine per le notifiche e di 24 mesi quello della prescrizione. Ci sarà più tempo anche per saldare le rate della Rottamazione ter e del saldo e stralcio. Inoltre l'Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei cittadini la dichiarazione precompilata il 10 maggio, anziché il 30 aprile, con lo slittamento dei termini delle certificazioni uniche a fine marzo. Arriva anche la sanatoria per le partite Iva che hanno subito una perdita del 30% del fatturato 2020 rispetto al 2019.
Pilastro del provvedimento sono i nuovi ristori che prevedono l’addio ai codici Ateco (vedi altro articolo sul nostro sito cliccando qui). Sono disponibili 11 miliardi di euro a favore di circa tre milioni di partite Iva, tra imprese e professionisti, con un fatturato fino a 10 milioni di euro e che abbiano registrato perdite di almeno il 30% de fatturato medio mensile 2020 rispetto a quello del 2019. Le fasce di contributo sono cinque, con percentuali che vanno dal 60 al 20%, in base alla dimensione dei ricavi 2019:
L'indennizzo arriverà con bonifico o sotto forma di credito d'imposta e andrà da un minimo di 1.000 euro per le persone fisiche (2.000 euro per gli altri soggetti) a un massimo di 150.000 (in media sarà di 3.700 euro). Per il turismo le risorse ammontano a 1,7 miliardi ( 700 milioni per la montagna, 900 per i lavoratori stagionali gli autonomi del turismo e i termali, 100 per le fiere). Al settore va inoltre una parte del maxi fondo da 200 milioni per le imprese del wedding e della ristorazione nei centri storici, oltre a una parte dei 10 miliardi del fondo perduto.
Sul fronte lavoro, queste, in estrema sintesi, le misure approvate:
Integrazione salariale: il ricorso ai trattamenti di integrazione salariale (assegno ordinario e cassa integrazione in deroga) è consentito per una durata massima di 28 settimane nel periodo tra il 1° aprile 2021 e il 31 dicembre 2021. Il ricorso ai trattamenti di integrazione salariale (cig ordinaria) è consentito per una durata massima di 13 settimane nel periodo tra il 1° aprile 2021 e il 30 giugno 2021.
Sospensione dei licenziamenti: per i datori di lavoro che che beneficiano dei nuovi periodi di assegno ordinario (CIGD e CISOA) è precluso fino al 31 ottobre 2021 l’avvio delle procedure di licenziamento collettivo e la facoltà di recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo.
Proroga o rinnovo di contratti a termine: in deroga alle disposizioni del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87 (c.d. decreto dignità), è prorogata al 31 dicembre 2021 la possibilità di rinnovare o prorogare - per un periodo massimo di 12 mesi e per una sola volta - i contratti a termine in assenza di causali, fermo restando il limite di durata massima di 24 mesi. Viene specificato che le deroghe hanno efficacia a far data dall’entrata in vigore del decreto (23 marzo 2021) e nella loro applicazione non si tiene conto dei rinnovi e delle proroghe già intervenuti.
Bisogna “rafforzare decisamente” le risorse destinate ai ristori per imprese e partite Iva, anche al di là di quanto previsto dal decreto. Questa, in sostanza, la posizione di Confcommercio, che sottolinea che gli 11 miliardi previsti vanno divisi tra circa tre milioni di soggetti e che "le imprese si trovano a fronteggiare l’impatto di una picchiata della spesa per consumi, nel 2020, prossima ai 130 miliardi di euro”. I ristori, insomma, devono essere “più adeguati in termini di risorse, più inclusivi in termini di parametri d’accesso, più tempestivi in termini di meccanismi operativi”.
La posizione della Confederazione è esattamente la stessa per le misure circa turismo, montagna e cultura, mentre le misure per i trasporti “non dovrebbero riguardare il solo trasporto pubblico locale, fornendo invece un sostegno efficace all’intero sistema dell’accessibilità”. Continuano a essere poi “urgentissimi gli interventi in materia di moratorie creditizie e di sostegno della liquidità delle imprese”.
Per il capitolo lavoro, Piazza Belli apprezza le proroghe della Cassa Covid (“ferma restando la necessità di assicurare la copertura anche per tutti i periodi antecedenti al primo aprile”) e delle deroghe per i contratti a termine sino a fine anno, nonché il finanziamento ulteriore del fondo per il parziale esonero contributivo di lavoratori autonomi e professionisti istituito nella legge di Bilancio.
Infine, parlando delle misure fiscali Confcommercio sottolinea di essere “in attesa della riforma della riscossione”.
"Il decreto sostegni ha ancora forti limiti. I parametri per ottenere gli indennizzi sono troppo selettivi e le risorse sono insufficienti. Le speranze sono appese ai vaccini, ma intanto le imprese non hanno più riserve per andare avanti. È vitale “fare tutto ciò che è necessario”, come ha detto il presidente Draghi per salvare l'Unione europea , ma farlo in chiave italiana". Così il presidente nazionale Carll Sangalli a comento del Decreto Sostegni.
Il presidente provinciale di Vicenza Sergio Rebecca ritiene, invece, che il Decreto sia solo "un primo passo per venire incontro alle imprese, in particolare quelle del commercio, turismo e servizi che sono le più stremate dall’emergenza economica. Serviranno quanto prima, dunque, ulteriori interventi più adeguati nelle risorse, meno stringenti nei parametri d’accesso, più tempestivi rispetto all’evolversi della situazione emergenziale. Ma soprattutto, se vogliamo pensare ad una reale ripresa post-covid, servirà mettere fin da subito in agenda un programma di grandi interventi strutturali in grado di rilanciare il sistema economico – a cominciare da un settore trainante come il turismo - far ripartire i consumi interni, ridare fiducia alle imprese e ai cittadini".
In merito all’approvazione del Decreto Sostegni, il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin ha dichiarato: "Diamo fiducia a Draghi. Il decreto contiene novità positive, prima su tutte la previsione, finalmente, degli indennizzi sulle perdite di fatturato. È chiaro che rispetto al danno patito dalle imprese ci aspettiamo di più: confidiamo sul fatto che il presidente sa bene cosa c’è ancora da fare, anche in vista dello scostamento di bilancio. Al Paese serve un cambio di passo e non si può più indugiare. Le imprese hanno bisogno di sentire lo Stato vicino, qui ed ora, per poter andare avanti".
Federalberghi: "per il turismo risorse insufficienti"
Le risorse per il turismo non sono assolutamente sufficienti per aiutare le imprese del turismo a uscire dal disastro creato dalla pandemia. È la posizione di Federalberghi, che si dice “già al lavoro per sollecitare l'adozione di interventi correttivi e migliorativi, durante l'esame di questo decreto e in vista dei futuri provvedimenti”. La Federazione pensa soprattutto a:
Fipe incontra Garavaglia: “i ristori non sono minimamente sufficienti
Nel 2020 i pubblici esercizi hanno perso circa il 38% del fatturato e 22mila aziende attive nel settore sono scomparse. Il costo di questa “strage” ammonta a oltre 35 miliardi di euro, con 300mila posti di lavoro andati in fumo. Numeri che non lasciano spazio all’immaginazione quelli elencati dal presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, nel corso del suo intervento al Consiglio Direttivo della Federazione, svoltosi con la presenza straordinaria del ministro del Turismo, Massimo Garavaglia.
“Davanti a questi numeri – è il commento di Stoppani - i sostegni non possono essere sufficienti. L'unica ricetta è riaprire, in sicurezza ovviamente. Siamo pronti a confrontarci con il nuovo Cts e con il Ministero della Salute per un nuovo protocollo, più stringente, e con controlli rigorosi''. Su questo tema, rende noto Fipe, Garavaglia ha manifestato disponibilità, sottolineando che già a fine aprile l'effetto combinato della bella stagione e dell'avanzamento della campagna vaccinale potrà aprire finestre importanti per una progressiva e stabile riapertura.
Altro punto essenziale della relazione di Stoppani è stato quello relativo al riconoscimento del ruolo che il settore ha nel turismo. ''La ristorazione - ha ricordato - è una componente essenziale del turismo e un attrattore eccezionale, eppure viene sempre considerata la cenerentola del comparto. È necessario porre fine alla frammentazione della rappresentanza, per convogliare le attività svolte dai pubblici esercizi sotto un unico ministero, quello del Turismo''. Positiva anche in questo caso la risposta del ministro, che ha preso l'impegno di inserire i pubblici esercizi tra le categorie partecipanti ai tavoli periodici al Ministero e di pianificare una campagna promozionale dell'immagine dell'Italia all'estero che dia grande visibilità anche alla ristorazione in vista del G20 sul Turismo in programma a Roma il 3 e 4 maggio prossimi.
Infine, i ristori, a proposito dei quali il presidente della Fipe ha evidenziato che ''con l'ultimo decreto un ristorante medio, che ha perso oltre 165mila euro nel 2020 rispetto all'anno prima, ovvero il 30% del proprio fatturato, si è visto ristorare solo il 3,3%. Non è minimamente sufficiente. C'erano grandi aspettative per misure perequative e indennizzi proporzionati alle perdite. E invece così non è stato''. In risposta, Garavaglia si è detto pronto a valutare l'estensione dell'ecobonus del 110%, anche ai pubblici esercizi oltre che agli alberghi.
Federazione Moda Italia: “serve discontinuità con le scelte discriminatorie per i negozi di moda”
Bene l’accoglimento ad alcune fondamentali richieste, delusione per la soglia minima delle perdite. È la posizione di Federazione Moda Italia, per la quale “il decreto viene incontro alle esigenze evidenziate dal nostro comparto. Bene, dunque, il superamento del criterio dei codici Ateco che aveva, tra l’altro, portato a un’incomprensibile selezione dei beneficiari e creato figli e figliastri. Viene così data attenzione a tutte le nostre imprese a prescindere dalla collocazione in fasce, al wedding ed ai negozi di camicie e maglieria rimasti per decreto chiusi e mai indennizzati. Ma anche all’ingrosso moda che, pur aperto, non poteva certo vendere a negozi in forte sofferenza per le restrizioni. Bene anche la scelta del computo delle perdite sulla media mensile del fatturato del 2019 con quello del 2020 e indispensabile poi la prosecuzione della cassa integrazione in deroga per le piccole attività”.
“Purtroppo – prosegue il presidente Renato Borghi – la previsione della soglia minima di perdita al 30% del fatturato è troppo penalizzante per il comparto moda che, a differenza di tutti gli altri settori, vende prodotti soggetti a rapidissima svalutazione. Durante questo drammatico periodo si è dovuto fare notevole ricorso a forti promozioni e saldi, con l'unico obiettivo di pagare i costi fissi e contenere le perdite di fatturato, riducendo i margini. Per questa nostra peculiarità, sarebbe più coerente una soglia di perdita di fatturato del 20%. Servono comunque aiuti immediati alle imprese, liquidità, moratorie fiscali e contributive, sostegni per far fronte alle locazioni commerciali e, considerando l’andamento ancora una volta negativo dei saldi con un calo del 41,1% a gennaio e del 23,3% a febbraio rispetto agli stessi mesi del 2020, un indispensabile contributo sotto forma di credito d’imposta del 30% sulle rimanenze, capace di superare l’annoso problema dei magazzini”.
“Serve, infine, discontinuità – conclude Borghi – e un ripensamento delle restrizioni alle aperture che riguardano quasi esclusivamente il nostro comparto. Non si riesce ancora a comprendere perché un negozio di abbigliamento o di calzature o di pelletteria, nonostante i sacrifici fatti e gli investimenti in sicurezza, rientri tra le pochissime attività commerciali che devono rimanere chiuse per decreto. Se i negozi soffrono, i colossi del web gioiscono con fatturati più che raddoppiati. Nonostante l’apprezzata introduzione della digital tax, ci aspettiamo di operare in un mercato a parità di regole e di tassazione realmente proporzionata agli introiti effettuati nel nostro Paese”.
Fnaarc: “non siamo soddisfatti, ci aspettavamo molto di più”
La Federazione nazionale degli agenti di commercio ha accolto negativamente il nuovo decreto: le risorse sono giudicate insufficienti rispetto alle perdite subite. A causa delle restrizioni per contenere la diffusione del Covid, infatti, il settore è rimasto bloccato per lungo tempo. A tutto questo si aggiunge anche l'influenza della crisi economica e della crescente tendenza verso il commercio elettronico. Inoltre molti agenti di commercio non sono riusciti ad ottenere i ristori erogati nel 2020. “Capisco la complessità del periodo – ha spiegato il presidente, Alberto Petranzan – ma la speranza è che il governo comprenda meglio le difficoltà dei titolari di partita Iva. Noi non siamo soddisfatti, ci aspettavamo di più”.
La richiesta della Federazione è quella di supportare maggiormente il settore e di aumentare gli indennizzi. Nel decreto ci sono stati anche degli aspetti positivi, come il superamento dei codici Ateco e l'estensione del periodo di riferimento per il calcolo delle perdite. “Si tratta di provvedimenti – ha continuato Petranzan – che costituiscono un passo avanti verso le nostre richieste, ma non sono sufficienti a rispondere alle reali difficoltà della categoria. Serve un nuovo tavolo di confronto con il governo”.
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