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PENSIONI, IMPORTI FERMI DA DUE ANNI

Il Patronato 50&Più a disposizione dei pensionati che, nel 2012-2013, hanno subito il blocco della perequazione e che possono presentare domanda di ricostituzione della pensione

mercoledì 11 gennaio 2017

La Legge di Bilancio 2017 è stata approvata sul filo di lana a dicembre scorso. Una manovra finanziaria di circa 24 miliardi di euro, che si pone l’obiettivo principale di rafforzare la ripresa economica del Paese incentivando soprattutto i consumi dei cittadini. Non mancano le misure di carattere sociale, anche se restano largamente insufficienti ad alleviare le condizioni sociali degli anziani e pensionati e c’è da augurasi che la nuova compagine di Governo possa apportare prossimamente positive modifiche sostanziali.

Perequazione pensioni 2017
Anche per il 2017 i trattamenti pensionistici non ottengono nessuna rivalutazione. Il decreto ministeriale Economia e Lavoro dal 17 novembre 2016 ha previsto la misura della rivalutazione definitiva 2015 a valere per le pensioni del 2016 e di quella provvisoria 2016 a valere da quest’anno. In entrambi i casi la percentuale è zero per cento.
Dunque gli importi di pensione in pagamento da questo mese sono uguali a quelli del 2016 ma con due eccezioni. La prima riguarda tutti e consiste in un conguaglio negativo “una tantum” per recuperare quanto erogato nel 2015. All’inizio di detto anno, infatti, era stato accordato un + 0,30% come adeguamento al costo della vita; l’andamento dei prezzi è risultato però ancora più basso: + 0,2%. Il conguaglio negativo dovrebbe essere effettuato con la mensilità di questo mese di gennaio, sempre che non ci sia un intervento normativo che posticipi il recupero (come si è fatto nel 2016) o lo sterilizzi definitivamente.
A questo riguardo occorre evidenziare che i pensionati sono passati da anni di blocco perequativo (2012 e 2013) a una rivalutazione nulla in termini di percentuale.
L’importo da recuperare comunque è contenuto. Chi ha importi fino a tre volte il minimo Inps (euro 502 mensili quest’anno) dovrà restituire lo 0,9% dell’assegno moltiplicato per 13 mensilità. Per esempio, per un importo lordo mensile di 1.400 euro significa restituire 18,20 euro.

Rivalutazione pensioni
Anche a fronte di valori positivi, l’adeguamento pieno all’inflazione viene riconosciuto solo per gli assegni pensionistici di importo fino a tre volte il minimo Inps. In base al meccanismo introdotto con effetto dal 2014 e prorogato fino al 2018, per gli importi superiori a tre volte il minimo e fino a quattro viene riconosciuto il 95% dell’inflazione; oltre quattro e fino a cinque il 75%; oltre cinque e fino a sei il 50%; oltre sei il 45%.
Il tema della rivalutazione delle pensioni negli ultimi anni è stato spesso al centro del dibattito. Dalla riforma Monti-Fornero (legge 214/2011) che ha bloccato la rivalutazione dei trattamenti pensionistici superiori a tre volte il minimo, fino alla sentenza della Corte Costituzionale (n. 70 del 2015) che ha dichiarato l’illegittimità della norma stessa portando il Governo ad approvare un decreto (n. 65/2015  convertito nella legge n. 109/2015) per sanare la questione. Nell’estate 2015 c’è stata una restituzione assai parziale, mediamente meno del 12% del totale della mancata indicizzazione della perequazione.

Previsioni, richieste e adempimenti
La 50&Più Confcommercio ha puntualmente comunicato al Governo precedente e alle Commissioni Parlamentari il mancato rispetto degli effetti della sentenza n. 70/2015 dell’Alta Corte in merito alla restituzione di quanto illegittimamente trattenuto ai pensionati  e solo in parte recuperato. La soluzione da adottare prima che la stessa Corte si pronunci nuovamente, è quella che tutte le pensioni in essere debbano conservare nel tempo il loro potere di acquisto in modo consequenziale per garantire ai titolari la giusta prestazione.
A dare ragione alla  tesi della 50&Più sono intervenute nel frattempo le pronunce dei Tribunali di Palermo, Brescia, Milano, Napoli e Genova, oltre che le Corti dei Conti dell’Emilia Romagna, Marche e Abruzzo: rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale, hanno dichiarato che con il decreto 65 convertito nella legge 109/2015 sono stati intaccati i diritti fondamentali connessi al rapporto previdenziale; diritti che trovano le proprie basi nei principi di ragionevolezza, proporzionalità e adeguatezza sanciti dalla Costituzione con gli articoli 136, 38, 36, 3, 2, 23, 53 e 117 comma 1.
Le ordinanze con le quali sono stati rinviati gli atti sono ben motivate, si ritiene che l’Alta Corte possa accogliere i profili di illegittimità rilevati dalle citate ordinanze con conseguente pronunciamento in senso favorevole per gli assistiti.
È dunque necessario che tutti i pensionati, che hanno subito il blocco della perequazione e non si sono ancora attivati, si rivolgano agli uffici del Patronato 50&PiùEnasco (a Vicenza in via Faccio n. 38 e in tutte le sedi mandamentali della provincia), per ottenere gratuitamente ogni chiarimento al riguardo e per inoltrare all’Inps la domanda di ricostituzione della pensione, utile per interrompere i termini di prescrizione.

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