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CARO ENERGIA: UN’IMPRESA SU 4 HA VISTO CRESCERE LA BOLLETTA ELETTRICA TRA IL 200 E IL 300 PER CENTO

Le risposte ad un questionario di Confcommercio Vicenza, compilato da oltre 400 imprese del Terziario, “fotografa” l’impatto degli aumenti. Il presidente Sergio Rebecca: “Un grido d’allarme che va ascoltato”

mercoledì 21 settembre 2022
CARO ENERGIA CARO ENERGIA

Le risposte ad un questionario inviato nei giorni scorsi alle imprese vicentine del commercio, turismo e servizi fotografano il pesante impatto della crisi energetica sul settore. Il 30,1% delle 440 imprese che lo hanno compilato dichiarano, infatti, di aver registrato un aumento della bolletta elettrica nell’ultimo anno tra il 100 e il 200 per cento; il 24,6% (dunque quasi un’impresa su 4) tra il 200 e il 300 e il 13% più del 300 per cento. Aumenti fino al 100% li segnalano il 32,3% delle imprese. Il dato è stato elaborato da Confcommercio Vicenza, che ha voluto sondare cosa stanno significando, per le imprese del terziario di mercato, i continui innalzamenti dei costi energetici. Che non riguardano, ovviamente, solo la bolletta elettrica, ma anche il gas, seppure in misura minore: in questo caso il 48,1% segnala aumenti fino al 100 per cento nell’ultimo anno, il 31,7% tra il 100 e il 200 per cento, il 14,4 tra il 200 e il 300 e il 5,8% oltre.

“Ne emerge un quadro drammatico, confermato nella sua gravità anche dai dirigenti dei mandamenti e delle delegazioni comunali dell’Associazione che stiamo incontrando in questi giorni – è il commento del presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca –: troppi imprenditori denunciano una situazione diventata insostenibile per i bilanci aziendali. È un grido d’allarme che deve essere ascoltato da chi ha voce in capitolo sul tema energia, a cominciare dalla politica. Una soluzione va trovata e non può più essere un “pannicello caldo”, ma un intervento strutturale di ampia portata. Proprio a tal fine, siamo in costante contatto con la Confcommercio nazionale che sta facendo un forte pressing sui vari provvedimenti, come accaduto per il “Decreto Aiuti Ter” che ha in parte accolto le nostre richieste, anche se risulta ancora insufficiente (ne parliamo qui n.d.r.) ”. Anche perché, sempre guardando ai dati del questionario (diffuso però prima dell’Aiuti Ter), il 97,7% di chi ha risposto ritiene ancora insufficienti le misure varate dal Governo contro i rincari dell’energia.

L’analisi dei dati emersi dal questionario, evidenzia anche le conseguenze per i settori a maggior consumo di energia. Per i ristoranti la bolletta elettrica è indubbiamente più impattante, il 18,3% ha avuto aumenti oltre il 300 per cento nell’ultimo anno, il 33,1% tra 200 e il 300, il 30,3% tra 100 il 200 per cento e solo il 18,3% dei ristoranti ha registrato aumenti fino al 100%. Situazione leggermente meno pesante, nel complesso, per gli hotel: uno su quattro rimane sotto la soglia del 100 per cento di aumento, sempre nell’ultimo anno, ma sono il 37,5% dei rispondenti ad aver segnalato una forbice di incremento tra il 100 e il 200 per cento. Anche il dettaglio alimentare e l’ingrosso alimentare registrano rincari consistenti nella bolletta elettrica, basti pensare che il 36% dei negozianti e il 37,5% dei grossisti dichiarano di aver subito, nell’ultimo anno, aumenti che vanno  dal 200 al 300 per cento.

E’ evidente che gli aumenti delle materie prime energetiche si sono riversati nelle bollette con più o meno impatto, anche a seconda dei contratti che ogni impresa ha in essere. “Ma è altrettanto chiaro – ribadisce il presidente Rebecca – che questo forte innalzamento dei costi rischia di mandare gambe all’aria la quadratura dei conti, e questo è ancor più grave se pensiamo che sono soprattutto i settori della gastronomia e del turismo, che rappresentano un patrimonio importante dal punto di vista economico e occupazionale, ad essere altamente a rischio”. Guardando ad esempio al solo settore della ristorazione, anche gli aumenti del gas hanno colpito duro: il 40,8% dei rispondenti ha registrato aumenti tra il 100 e il 200 per cento e un’impresa su 5 colloca i suoi aumenti oltre questa soglia.

Il questionario di Confcommercio Vicenza ha voluto sondare dagli stessi operatori quali conseguenze prevedono a causa di questi rincari. Tra le voci sulle quali gli imprenditori erano chiamati a scegliere (a risposta multipla), il 28,6% dei 440 rispondenti (più di un’impresa su 4, dunque) prevede di ridurre l’orario di lavoro, ma c’è anche chi pensa di “abbassare la serranda”: il 13% ritiene che dovrà sospendere temporaneamente l’attività, mentre la possibile chiusura definitiva è stata indicata dal 12%. Altre conseguenze vanno a toccare i comportamenti: 77,6% delle imprese farà minor uso di illuminazione, aria condizionata e riscaldamento, il 24,3% paventa un maggiore indebitamento con le banche.

Quali soluzioni le imprese ritengono prioritarie per risolvere l’emergenza?. Le aziende che hanno risposto  al questionario (anche qui c’era la possibilità della risposta multipla) mettono in primo piano, come massima priorità, quanto può fare il Governo, riducendo il carico fiscale delle bollette (opzione scelta dall’81% dei rispondenti) e quanto ciascuno può fare singolarmente, ovvero avere più attenzione al consumo quotidiano di energia (che ha la massima priorità per il 46% dei rispondenti). Contributi generali come all’epoca Covid o specifici (ad esempio per check up energetici), convincono meno, anche se rimangono la massima priorità per il 40% di chi ha risposto al questionario.

Nel Decreto Aiuti Ter, approvato nei giorni scorsi, è stato deciso di ampliare la consistenza del credito d’imposta sull’energia, così come chiesto da settimane con forza anche da Confcommercio nazionale, ma la misura è giudicata dall’Associazione ancora insufficiente perché riferita al prossimo bimestre ottobre-novembre, mentre occorreva rendere questo rafforzamento operante anche per il trimestre luglio-settembre, oltre che in generale per tutti i mesi invernali. “La partita si gioca però anche e soprattutto sul tavolo europeo – aggiunge il presidente di Confcommercio Vicenza Sergio Rebecca -, dove l’Italia deve rilanciare l’iniziativa sul cosiddetto Energy Recovery Fund, puntare alla fissazione di un tetto al prezzo del gas e poi agire sulla revisione delle regole e dei meccanismi di formazione del prezzo dell’elettricità. Sul tema del caro energia il nuovo Parlamento che uscirà dalle urne e il nuovo Governo dovranno mettersi al lavoro, con urgenza, serietà, compattezza: non possiamo permetterci che le settimane passino senza dare alle famiglie e alle imprese una prospettiva di uscita da questa situazione”.

 

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