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FIPE CONFCOMMERCIO VICENZA: IL PROBLEMA CONTAGI NON È NEI LOCALI, INACCETTABILI LE NUOVE RESTRIZIONI

Il presidente provinciale Gianluca Baratto: “Ci sentiamo presi in giro da questo Dpcm: abbiamo fatto sacrifici enormi per il bene della collettività, ora basta, ci ascoltino”

venerdì 15 gennaio 2021
FIPE CONFCOMMERCIO VICENZA: IL PROBLEMA CONTAGI NO FIPE CONFCOMMERCIO VICENZA: IL PROBLEMA CONTAGI NO

Sul nuovo Dpcm che ancora una volta colpisce il settore della somministrazione con il divieto di asporto dopo le 18 per i bar (nello specifico i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3-bar e 47.25 commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati) il presidente della Fipe-Confcommercio di Vicenza Gianluca Baratto - che rappresenta gli oltre 4.500 bar, ristoranti, pizzerie e trattorie del Vicentino - esprime tutto il dissenso della categoria. “Pare che il Governo sia a caccia di “responsabili” – afferma i presidente Baratto -: ebbene, se per responsabili si intende chi in questo periodo di pandemia ha sempre fatto sacrifici enormi per il bene della collettività, allora non li si deve cercare dentro i Palazzi ma fuori, dove decine e decine di migliaia di imprese della somministrazione  hanno nella stragrande maggioranza rispettato le regole con grande rispetto delle istituzioni, subendo gravissimi danni economici mai adeguatamente ristorati dallo Stato. Se invece volessero cercare i responsabili dell’andamento dei contagi che impone nuove restrizioni, allora forse dovrebbero cercare dentro i Palazzi, perché è chiaro che imponendo ulteriori limitazioni ai bar hanno sbagliato ancora una volta bersaglio, visto che da fine ottobre, quando ci hanno messo in sostanziale lockdown, i numeri sono comune cresciuti esponenzialmente. Ora basta”.
A far montare la rabbia della categoria è anche la difficoltà a comprendere certe decisioni del Governo, che ha sostanzialmente ignorato quanto da mesi viene evidenziato con forza a livello nazionale da Fipe-Confcommercio, ovvero che non sono i locali il vero problema dei contagi: “Da questa decisione traspare una posizione chiaramente preconcetta sulle nostre imprese. Ci sentiamo presi in giro – nota il presidente Baratto -. da un Dpcm che per venire incontro alle esigenze di socialità della popolazione consente lo spostamento da parenti e amici di due persone alla volta, aprendo di fatto milioni di case alla possibilità dell’aperitivo serale o della cena tra non conviventi, senza controlli e senza protocolli di sicurezza. E allo stesso tempo vieta tutto questo seduti al tavolo di un bar o di un ristorante dove, invece, i clienti trovano gel all’entrata, sono obbligati a portare le mascherine, i cibi sono preparati nel massimo rispetto della salubrità e tutto è costantemente sanificato. Dove sta la logica? Dov’è finito il buon senso? Tanto più che in questi giorni si sta parlando proprio di “effetto Natale e Capodanno” sui contagi, dimostrando di fatto che il problema è dentro le case, nei comportamenti scorretti, e non nei locali”.
Ancora una volta, dunque, si sceglie la via stringere ancor più le maglie sul settore colpendo i bar  (sono oltre 2200 le attività di questa tipologia in provincia di Vicenza), “una scelta inaccettabile – prosegue il presidente provinciale di Fipe-Confcommercio - non tanto per il valore economico dell’asporto, che in sé non salva i bilanci di nessuno né tanto meno copre le spese correnti, quanto perché toglie a queste imprese quel minimo di relazione che ancora riuscivano a conservare con una parte della clientela. Una cosa deve fare il Governo subito: correre, correre, correre per erogare i prossimi ristori che sono stati messi sul piatto grazie al pressing di Fipe-Confcommercio. Stiamo mettendo in campo – conclude il presidente Baratto - ogni possibile azione per far sentire le ragioni di ristoratori e baristi, restando sempre nell’assoluta legalità com’è giusto che sia in un momento così delicato, ma la frustrazione è grande, questo va detto con altrettanta chiarezza – conclude -: ci ascoltino una buona volta accettando un confronto serio su come riaprire al più presto le nostre attività”.



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